sabato 23 febbraio 2013

FINGER DI NERVETTI, GIARDINIERA IN AGRODOLCE E FAGIOLI NERI


 
 
Come avevo anticipato nel post precedente, quando sono stata a trovare i miei genitori, in quel di Boffalora Sopra Ticino, provincia di Milano, sono andata ad acquistare i miei amati nervetti che non mangiavo da secoli!!
Qui in Toscana, almeno fra Livorno e Cecina, non li ho mai visti, devi andarli a chiedere espressamente al macellaio di fiducia, in Lombardia invece  si trovano tranquillamente al supermercato tagliati a cubetti, già lessati sia al naturale che  conditi in insalata, come tradizione vuole, con verdure sott'aceto, cipolle, fagioli bianchi di Spagna e prezzemolo.
 
Forse non tutti sanno che i nervetti sono la cartilagine e i tendini del ginocchio e stinco  bovino, sono ricchi di proteine e senza grassi.  I nervetti erano il cibo destinato ai poveri. Già nel medioevo questo prodotto veniva distribuito al popolo dai signori, a margine dei loro banchetti. Si possono utilizzare per arricchire un risotto o sciogliere in uno squisito brodo.
 
La mia è una piccola rivisitazione dell'insalatina lombarda, al posto dei fagioli bianchi ho utilizzato quelli neri, per creare un po' di contrasto di colore e li ho ridotti in purea, frullata in modo grossolano in modo che si sentisse qualche pezzettino di fagiolo sotto i denti. Anziché usare i sott'aceti, ho cotto le verdure  in agrodolce, con aceto, vino bianco, zucchero, sale, alloro e coriandolo, vedi procedimento QUI. Ho utilizzato sedano, carote, cavolfiori e peperoni, questi ultimi rappresentano l' unico strappo alla stagionalità, non ho saputo resistere, il peperone nella giardiniera agrodolce è troppo buono! Ho aggiunto della cipolla di Tropea a crudo e poi ho irrorato tutto con del buon olio extravergine d'oliva toscano.
 
Coincidenza vuole che lunedì 18 febbraio, nella rubrica del gusto del quotidiano toscano Il Tirreno, l'amica Irene Arquint abbia pubblicato un'intervista con  un  piatto quasi identico (tranne i fagioli) dello chef  Stefano Pinciaroli del ristorante PS di Cerreto Guidi. Quando ho visto l'articolo, ero incredula, una strana coincidenza davvero !!! Io l'avevo cucinato solo qualche giorno prima ma non avevo avuto tempo di pubblicarlo. Infatti l'ho comunicato sia ad Irene che a Stefano e ne abbiamo riso. Questo per essere precisi perché se mi fossi ispirata allo chef o a chiunque altro l'avrei citato come mia abitudine!
 
 
 
Questo finger solo per stimolare ancora una volta la fantasia dei partecipanti al nostro contest e magari convincere qualche scettico! 
 
 
 
in collaborazione con Sabrina, Les Madeleines di Proust

mercoledì 20 febbraio 2013

I CANNOLI DI LINGUA E CREMA DI PORRI MEDITERRANEA BELFIORE DI MAMMA CARLA

 
I miei genitori sono da anni estimatori dei prodotti Mediterranea Belfiore, ogni volta che vado a trovarli ho sempre qualche barattolo  da consegnare a loro, a parenti e ad amici perché nel tempo hanno distribuito e promosso, soprattutto attraverso i cesti natalizi, le Salse del cuore, i Carciofi sott'olio, I sapori del Cuore e le Creme di verdure dell'azienda amica.
 
Recentemente  in occasione di Identità Golose, sono stata a trovarli facendogli una vera improvvisata. Infatti dopo l'esultanza per la sorpresa la prima cosa che mi hanno detto è stata : "peccato, se l'avessimo saputo ti avremmo detto di portarci il pesto mediterraneo e i ciliegini sott'olio della Mediterranea Belfiore". Capito?
 
Sono rimasta solo un giorno con loro ma abbiamo avuto tutto il tempo per andare a fare  spesa insieme, dovevo fare rifornimento di roba tipicamente nordica! Roba mangereccia naturalmente!
Avevo in mente due cose in particolare per il mio QUINTO QUARTO (R)EVOLUTION : la lingua affettata come prosciutto e i nervetti già cotti e tagliati a dadini come usa in Lombardia. Almeno io li ho sempre mangiati così fin da piccola e ne andavo matta, ero una buongustaia già sul seggiolone!!
 
Mentre scelgo la mia vaschetta di lingua, mia mamma mi svela: "sai come l'abbiamo mangiata col papà la lingua? con la crema di porri della Mediterranea Belfiore!" "grande Mami, ma allora devi rifarla e partecipare al loro contest
 
 "dai, visto che hai la macchina fotografica, la facciamo oggi a pranzo e tu fai la foto, poi la metti sul tuo blog però a nome mio eh?"
"Ci mancherebbe, mettiamo i puntini sulle i!!!"
 
Detto, fatto! E dal momento che le avevo portato un regalino graditissimo, cioè l'attrezzino per ridurre a striscioline le puntarelle, l'abbiamo subito inaugurato e come accompagnamento alla lingua le puntarelle erano perfette! La lingua con la crema di porri è deliziosa.
L'idea del cannolo è venuta da sé per trovare una forma  da impiattare e fotografare.
 
E visto che si tratta di lingua vanno bene anche per QUINTO QUARTO (R)EVOLUTION!
 
 
 
CANNOLI DI LINGUA E CREMA DI PORRI MEDITERRANEA BELFIORE CON INSALATA DI PUNTARELLE
 
 
 Ingredienti per 4 persone
 
16 fette grandi di lingua già cotta e tagliata molto fine
un cespo di puntarelle
5-6 filetti di acciughe sott'olio
olio evo
limone
 
Come prima cosa si riducono a striscioline le puntarelle, dopo averle pulite eliminando le foglie più esterne che sono buonissime cotte, è catalogna. Poi si mettono in un recipiente con acqua e ghiaccio in modo che si arriccino e dopo qualche ora si scolano bene e si condiscono con un'emulsione di olio in cui si sono sciolte le acciughe a freddo con succo di limone a piacere, sale se necessario.
Per preparare gli involtini, sovrapporre due fette di lingua, disporre nel centro un po' di crema di porri e poi arrotolare le fette su se stesse a formare dei cannoli. Disporli nel piatto di portata e accompagnarli con un mucchietto di insalata di puntarelle e acciughe.
 
Carla Galliti
 
 

lunedì 18 febbraio 2013

IV PALIO DELLO STUFATO ALLA SANGIOVANNESE

 
Un weekend intenso quello del 16-17 febbraio! Il sabato ad EXTRA LUCCA, prima manifestazione della splendida città toscana dedicata all'olio extravergine d'oliva, di cui scriverò su Poverimabelliebuoni, e la domenica a San Giovanni Valdarno per la prima volta in una giuria tecnica composta da giornalisti, autorità e personalità cittadine e foodbloggers in occasione del  IV Palio dello stufato alla sangiovannese, piatto storico di San Giovanni Vadarno (Arezzo),  la città di Masaccio.
 
 
La bella piazza di San Giovanni Valdarno con il palazzo d'Arnolfo e i banchi della fiera.
Una città ricca di edifici storici, come la casa natale di Masaccio, chiese e opere d'arte di gran pregio come la grande ceramica policroma  Della Robbia nella Basilica delle Grazie e una splendida, imperdibile annunciazione di Beato Angelico nel museo attiguo.
 
Domenica 17 febbraio è stata una gran festa cittadina con rituale mercatino gastronomico dove i profumi di stufati e trippe inebriavano già a metà mattina, qualche banchetto con le classiche cianfrusaglie da fiera ma anche alcuni pezzi d'antiquariato carini

 il prosciuttaio
 
 una mega soprassata
 
 La tarese del Valdarno, pancetta tesa presidio Slow Food
 
 
E poi.....rullo di tamburi....arrivano gli sbandieratori che offrono uno spettacolo veramente notevole e noi a scattare foto a ripetizione per prendere quelle bandiere che svettavano alte in aria di fronte alla Basilica.
 
 
 



 
  
Il palio dello stufato alla sangiovannese è una gara culinaria in cui i cittadini sangiovannesi si cimentano nella preparazione del tradizionale stufato ed una giuria decreta la migliore realizzazione.
Naturalmente la ricetta tradizionale è stata codificata ed è rigorosa.


INGREDIENTI:

Carne di vitello (adulto sottolineano i veterani): muscolo di zampa (anteriore possibilmente)  , battuto o trito di cipolla, sedano, carote e prezzemolo; a parte, battuto fine fine di aglio e bucce di limone; sale, pepe, spezie miste  e un po' di noce moscata; ossi della bestia, olio d'oliva, vino rosso, un po' di conserva.

PREPARAZIONE
Il segreto è difficile a spiegarsi perché dipende da una serie di cose importanti come: la quantità e tipo di carne, tipo di tegame (si consiglia di coccio o alluminio), mestolo (solo di legno) col quale deve essere ben girato il tutto, infine la mano che lo lavora. Comunque: mettere la carne nel tegame con l'olio e i due battuti. Mettetevi sale, pepe,  spezie miste e noce moscata. Girare il tutto col mestolo e mettere al fuoco.
A parte si è messo a bollire lentamente gli ossi con solo acqua. Rosolare bene finché l'olio in fondo al tegame non appaia trasparente.
A questo punto aggiungere vino rosso in quantità che ricopra la carne e farlo evaporare a fuoco vivace. Quando si è ritirato, assumendo un colore marrone, aggiungere un po' di conserva in quantità tale da non dare alla carne un aspetto troppo rosso. Si aggiunge il brodo degli ossi via via che la carne lo richiede. Un quarto d'ora prima della cottura si aggiunge un pizzico di noce moscata. Il tutto deve bollire lentamente per circa quattro ore.
 
NB: qualche segreto è svelabile a dire il vero, pare che il miscuglio migliore di spezie, ovvero il DROGO sia venduto dalla drogheria PRATESI nel centro cittadino.
 
ORIGINI STORICHE
Le  origini dello stufato risalgono agli inizi del secolo presso alcune fabbriche siderurgiche,  dove alcuni operai, particolarmente ghiotti e abili cuochi, dovendo stare molte ore davanti alle fucine avevano tempo per cucinare e rimestare a lungo lo stufato.
Uno di questi  nel 1915 fu arruolato nell'esercito ed inviato in Libia dove fece il cuoco del reggimento. Qui scoprì le spezie e soprattutto imparò a cucinare i grandi quantitativi di pietanze. Al suo ritorno conservò gelosamente le scoperte e incominciò ad applicarle prima in casa, poi in fabbrica e infine nei saloni della Basilica, dove s'incominciò a cucinare lo spezzatino che da quel momento prese il nome di "stufato alla sangiovannese" perché solo qui lo si faceva con i nuovi ingredienti e soprattutto con carne delle gambe anteriori di vitello adulto, dando al piatto un gusto diverso dallo spezzatino. Il segreto piano piano passò da un cuoco all'altro degli Uffizi dando vita ad una vera e propria competizione che ancora oggi si conserva, e poi di casa in casa, nelle osterie e nei ristoranti della città.
NB: gli Uffizi, cioè cerimoniali di offerte in memoria dei defunti, si tenevano nelle cinque domeniche del carnevale. Ogni Uffizio aveva il proprio Camerlengo, il cerimoniere e il proprio cuoco.
 
Quest'anno era di scena per la prima volta la tradizione casalinga quindi erano invitati a partecipare i non professionisti mentre nelle precedenti edizioni la gara era dedicata ai commercianti,  gastronomie, droghieri e macellai.
 
 
L'altra novità eravamo noi foodbloggers: Patty di Andante con gusto, Corrado di Corrado T e la sottoscritta invitati dal presidente di giuria, il noto critico enogastronomo e personaggio televisivo Leonardo Romanelli. In giuria anche il sindaco Maurizio Viligiardi e alcune personalità cittadine come il presidente della pro loco Silvio del Riccio e il Camerlengo degli Uffizi di Industria e Vicariato Ennio Massini che sedeva proprio accanto a noi (l'unico ad aver spolverato i 6 stufati in gara!!!), e fra i giornalisti e  professionisti del settore enogastronomico  Irene Arquint, Valeria Carbone e  Gianrico Fabbri, fiduciario della condotta Slow Food Valdarno.
 
 in piedi  la sottoscritta e Leonardo, seduti Corrado e Patty
 
 
La gara si svolgeva nel salone attiguo alla Basilica, dove oltre al tavolo dei giudici hanno preso posto anche più di 100  commensali ai quali è stato servito un menu completo che prevedeva naturalmente anche lo stufato. Il servizio è stato affidato ai ragazzi della scuola alberghiera Giorgio Vasari della vicina Figline Valdarno che si sono saputi destreggiare bene in mezzo a tanta confusione.
L'evento era ripreso da una tv locale, Valdarno Channel e il simpatico conduttore Fabio Lucaccini, dialogava animatamente con pubblico e giurati e ha intervistato anche noi foodbloggers!
 
 
 
Prima di iniziare, il nostro presidente ci ha descritto i parametri di valutazione:
 
COLORE, il colore dello stufato non deve essere troppo acceso, deve essere piuttosto cupo altrimenti denota troppo pomodoro.
PROFUMO, deve evidenziare le spezie e deve essere naturalmente intenso e di buona qualità, senza difetti.
COMPATTEZZA, la consistenza della carne, soda e ricca di nervature e  callosità ma intenerita dalla cottura, non deve dunque sfibrarsi.
GUSTO, deve trovare rispondenza coi profumi, non deve avere difetti dovuti ad errori di cottura e deve essere armonico
EQUILIBRIO, bisognava valutare l'equilibrio del piatto fra le note dolci, speziate/piccanti, acide e grasse che si devono armonizzare fra loro.
 
 
 
Giudichiamo 6 stufati perché solo 6 "stufatari" erano  stati selezionati fra i molti che avevano inviato domanda di partecipazione, sottoposti ad una prova in cui dovevano assaggiare degli stufati appositamente sbagliati e indovinare l'errore. 
 
Assaggiamo, prendiamo appunti e infine compiliamo in bella e consegniamo la nostra scheda. Attendiamo il conteggio finale e gli "stufatari" vengono svelati: 4 uomini e 1 donna:  Marco Rossi, Vasco Guidotti, Giuseppe Morandini, Luciano Mori, Marco Occhini e Piera Ermini, di ben 90 anni!
 
Gli stufatari in attesa del verdetto
 
 Piera, la  senior e Marco Rossi, lo junior
 
 
 
 
Il vincitore MARCO ROSSI, il più giovane del gruppo, di professione impiegato, cuoco per passione, insignito del cappello da cuoco- re dello stufato alla sangiovannese 2013!
Bravo! Il suo era lo stufato nr 1 ed è arrivato 1°! Uno stufato dalla speziatura intensa e raffinata, profumatissimo, ben salsato ma non untuoso, della giusta compattezza e dal gusto armonico ed elegante.
 
Un'esperienza intensa, divertente e molto interessante, una kermesse piacevolissima dove si respirava amore e grande partecipazione e soprattutto fierezza per le proprie tradizioni! Un sentito grazie all'organizzazione, al comune di San Giovanni Valdarno e alla pro loco, al presidente della giuria che mi ha invitata e non mi resta che concludere con l'augurio di partecipare anche il prossimo anno!!!
 
 
 
 
 
 

venerdì 15 febbraio 2013

IDENTITA' GOLOSE 2013 - TOCCATA E FUGA

 Paolo Marchi, la mente di IG
 
 
Non che ci sia bisogno di spiegazioni ma da che parte incominciare?
Incomincio dal fondo, cioè dall'ultimo giorno, quello a cui sono riuscita a partecipare per il rotto della cuffia.
Non dovevo esserci nei giorni in cui si sarebbe tenuto il famoso e prestigioso convegno gastronomico milanese e cioè 10-11-12 febbraio. All'ultimo minuto sfuma l'impegno previsto, è domenica, molti amici chef, giornalisti e blogger sono già là, condividono immagini, inviano messaggi invitandomi a "fare un salto, non si può non andare a IG"
Eh, lo so, ma non è proprio dietro l'angolo, 3 h di macchina o 4 di treno, con lo spauracchio della neve. Mando la richiesta di accredito e nonostante il last minute, l'organizzazione gentilissima mi accoglie. Un'occhiata alle previsioni meteo: lunedì neve forte!!! Ossignur, te pareva, ora che mi ero decisa, non mi arrischio neanche a prendere il treno, hai visto mai che rimango bloccata sugli appennini al gelo. Per il giorno successivo le previsioni sembrano essere migliori ma la situazione non è molto chiara. Il treno per me è complicato, la macchina rischiosa, decido di soprassedere ma so che non è finita.
Martedì mattina h 8, accendo il telefono e trovo un messaggio dell'organizzazione, a cui avevo espresso le mie perplessità circa il meteo : "via libera, qui a Milano, già ieri sera pioveva".
E' tardi per partire ma anche mio marito che non ne può più delle mie titubanze e sa che se non parto, poi la meno tutto il giorno, mi incita ad andare.
h 9.20 docciata, truccata, vestita, valigina pronta (perché approfitto e faccio una sorpresina ai miei genitori che vivono vicino a Milano e rimango quindi un paio di giorni), parto!
Viaggio ok, strade pulite, qualche fiocco sulla Cisa e a Milano il sole! Una volta giunta a Milano, arrivare a IG è stato più impegnativo che percorrere i 300 km da Castiglioncello a Milano. A causa delle interruzioni e deviazioni per lavori, il Tom Tom impazziva, giravo intorno a via Gattamelata senza vedere l'ingresso e per di più non trovavo parcheggio.
Chiamo gli amici che avevo incontrato strada facendo per sapere se erano giunti a destinazione, mi invitano a raggiungerli al loro hotel vicino alla fiera così avrei potuto parcheggiare lì senza problemi.
Anche per arrivare all'hotel è stato un dramma ma insomma, alla fine ce l'abbiamo fatta, peccato che entriamo in fiera alle h 14!!!
Tentiamo di piluccare qualcosa fra gli stands, veloce che alle h 14.30 iniziano le esibizioni di importanti maîtres chocolatiers internazionali e presentazioni di libri di persone conosciute. Mi divido fra la sala blu e l'auditorium.
 Maria Teresa di Marco

Seguo la presentazione del bellissimo libro LA CUCINA DI ROMA E DEL LAZIO, ed Guido Tommasi Editore,  delle autrici de La Cucina di Calycanthus, Maria Teresa di Marco e Marie Cécile Ferré, che conosco solo virtualmente e poi sono felice di poter incontrare anche di persona,  così come Lydia Capasso di Gastronomia Mediterranea. Maria Teresa di Marco ha presentato anche IL PAN'INO, ediz  Guido Tommasi Editore ma sono arrivata tardi.
 Leonardo Romanelli
 
Poi è la volta del mitico Leonardo Romanelli, col quale ultimamente sono in contatto per via del nostro contest QUINTO QUARTO (R)EVOLUTION, di cui è giudice. Presenta col suo solito brio e simpatia oltre a grande competenza e professionalità, l'ultima sua fatica LA BIRRA A TAVOLA E IN CUCINA, ediz. Mondadori.
 
Tempo per qualche dolcetto, qualche cioccolatino Valrhona, i tartufini di Tartuflanghe,  un caffè Lavazza e ritorno nell'Auditorium per seguire gli ultimi atti dello spagnolo Jordi Roca, poi il trio ipertecnologico e geniale del britannico Fat Duck, e dulcis in fundo il maestro Heinz Beck, piccolo grande uomo con la sua interpretazione, in esclusiva per Identità Golose del disco solare con effetti speciali che hanno strappato la ola e lunghi applausi al pubblico in sala ma che non sono riuscita a fotografare degnamente causa ressa.
 
 
 

Non sono mancati inaspettati e graditi incontri tra foodbloggers e non......la sottoscrtta, Libera di Accanto al Camino, Fabiana di Tagli e intagli (che mi ha riconosciuta passando) ed Elisabetta Tappi di RomaQB. La foto è impietosa, scattata da un occasionale catturato al volo, mai affidare la propria reflex agli sconosciuti......
 
 
Desidero ringraziare l'organizzazione per l'invito, IG è una kermesse imperdibile, ricca di eventi e proposte interessantissime e stimolanti, il prossimo anno infatti non mancherò e mi impegnerò a seguirlo interamente  e a descriverlo più seriamente!

sabato 9 febbraio 2013

LA CADIEA DI DIANA MONACO

 
 
Diana Monaco è una donna di grande temperamento di Bordighera ma, se non erro, di origini anglosassoni,  che ho conosciuto lo scorso anno a Genova ad un compleanno di una comune amica dove ho avuto anche l'occasione di incontrare molte foodbloggers e soprattutto di passare un paio di giorni fantastici nonostante il tempo inclemente.
Al compleanno molti invitati, intimi della festeggiata, avevano contribuito al già ricco buffet, portando preparazioni casalinghe dolci e salate. Ricordo ancora le due torte salate di Diana, una ai carciofi e una alle bietole, da non saper quale scegliere!
 
Chattando su fb, l'ho arruolata per il nostro QUINTO QUARTO (R)EVOLUTION!
 
 
 
E guardate un po' cosa teneva nascosto Diana! Riporto qui di seguito la ricetta ricevuta via mail dall'autrice che ringrazio sentitamente anche a nome della mia compagna di avventura Sabrina, Les Madeleines di Proust e sono sicura che anche i nostri giudici ne rimarranno deliziati.
 
CADIEA AL CARTOCCIO CON POLVERE DI LIQUIRIZIA E FLEUR DE SEL
(Cadiéa=diaframma bovino in dialetto ligure)

Ingredienti:
diaframma bovino
polvere di liquirizia
olio evo, pepe e fleur de sel
patate, zucchine, timo

Ordinare dal proprio macellaio il diaframma, fate conto che quando è pulito arriva al max a 400 gr.
Va preparato appena macellato, quindi fatelo mettere sottovuoto se non viene usato subito, ma non aspettate, è un pezzo molto irrorato di sangue per cui basta un giorno all'aria e inizia a perdere tutti i succhi, quindi prepararlo subito.

Ho massaggiato bene il pezzo di carne con l'olio e poi con la liquirizia in polvere, non molta, lasciato per 10 minuti in attesa, ho preso una padella l'ho fatta scaldare e appoggiato la carne per 3 minuti da un lato e 3 dall'altro, l'ho ripresa e appoggiata sulla carta argentata, chiuso il pacchetto e messo in forno gia' riscaldato a 100° per 10 minuti circa, nel frattempo ho aggiunto 30gr. di burro nella padella dove aveva cotto la carne e un mezzo bicchiere d'acqua, ho fatto riscaldare e ripreso tutti i succhi lasciati andare dalla carne.
Sfornare la carne, dopo il riposo, scaloppare e irrorare con il suo sugo. salare con Fleur de sel e pepe.

Verdure di accompagnamento:
Patate tagliate a dadini e zucchini, fatti cuocere a vapore, poi conditi con olio sale e un po' di polvere di liquirizia per le patate, invece olio e timo per gli zucchini. ho preparato una torretta con uno strato di patate e uno di zucchini, si puo' fare anche con meta' patate viola, ma non le avevo.un filo d'olio e via!!!


lunedì 4 febbraio 2013

CURRY DI DURELLI DI POLLO E RISO BASMATI


Per stimolare un po' i potenziali partecipanti al nostro contest QUINTO QUARTO (R)EVOLUTION

E intanto sperimento perché mi rendo conto che cucino sempre le stesse parti di quinto quarto, allora mi impegno ad affrontare ingredienti che non avevo mai assaggiato o che erano relegati a ricordi lontani. Come i durelli di pollo. Mia mamma ci faceva un sughetto semplicissimo con tanta cipolla e pomodoro e poi ne metteva un mucchietto sopra al riso lessato, io ci andavo matta!! Soprattutto quando tornavo da scuola alle h 14 con una fame da lupo, mi trovavo davanti quel piattino profumato e fumante, era una delizia. E la mia mamma che si sedeva lì insieme a me e mi guardava mangiare e mi ascoltava mentre io le raccontavo della scuola.....che amarcord....mi scende la lacrimuccia! Eh....di mamme ce n'è una sola....baci mami!!

Pensando ad una rivisitazione di questo piatto, ho elaborato dei durelli in versione asiatica, con curry, che adoro, e riso basmati. L'ispirazione dunque è indiana, che c'entrano allora le bacchette? Mi piaceva molto la presentazione del riso nella ciotola con il mucchietto di curry sopra, le bacchette sono venute da sé anche se non c'entrano nulla con il curry,  piatto in stile indiano con le bacchette cinesi!!!
Ma è o non è (R)EVOLUTION???? E allora si va di bacchette anche col curry, deciso!!
 


Ingredienti per 2 persone
 
gr 300 di durelli di pollo
1/2 cipolla dorata
1 spicchio d'aglio
1/2 gambo di sedano
1/2 carota media
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
preparato per curry
brodo di pollo
sale, olio evo qb
120 gr di riso basmati


Pulire bene i durelli eliminando il più possibile la "pelle", strofinarli bene sotto l'acqua, asciugarli e tagliarli a pezzettini.
Rosolare in olio evo un trito di cipolla, sedano, carota, aggiungere i durelli, insaporire bene e poi allungare con il brodo, incoperchiare e cuocere lentamente per ca 30 min. A questo punto, regolare di sale, aggiungere il concentrato di pomodoro e un bel cucchiaio di polvere per curry a piacere sciolti in un po' di brodo (io ho composto un  mix di 3 polveri diverse che mi hanno portato direttamente da Sry Lanka,  una leggera e speziata, una a base praticamente di curcuma e l'altra molto pepata e piccante, per un risultato molto intenso e anche piccantino). Far andare ancora per 15-20 minuti senza coperchio, continuando ad allungare con brodo se necessario in modo da ottenere un bel sughetto bagnato e abbondante.  Servire con riso basmati, perfetto per raccogliere tutto l'intingolo! Nulla vieta comunque di abbinarlo ad un classico puré di patate o semplicemente scarpettare con tanto pane casalingo!!