martedì 27 aprile 2021

PLUM CAKE COCCO E LIME

 


Oltre ai dolcetti cocco e lime, ho fatto anche un plum cake, così ho fatto fuori tutta la farina di cocco che stava scadendo. Non pensavo di pubblicarlo, volevo il solito dolce semplice da colazione, l'ho impiattato e fotografato al volo col cellulare poco prima di fare colazione, poi l'ho assaggiato ed è stata una bellissima sorpresa!! Profumato, gustoso, soffice, ben cotto...insomma...pubblicabile :-)

Che sarà mai?! qualcuno potrebbe commentare...un semplice plum cake. Sì ma una volta tanto mi è venuto perfetto. Faccio sempre degli esperimenti "senza" e poi all'assaggio puntualmente devo ammettere: "buono ma...." 

Stavolta ho seguito alla lettera una ricetta presa on line senza neanche cercare troppo che si è rivelata perfetta!!  Ho solo aggiunto la scorza e un po' di succo di lime  che con il cocco si sposa benissimo, vedi i "cocchini" del post precedente. Ma allora, direte, questo cake cos'ha di particolare? Lo yogurt di cocco nell'impasto, molto buono!  

PLUM CAKE COCCO E LIME




130 g di farina 0
70 g di farina di cocco + 2 cucchiai per la ricoprire al superficie
50 g di burro fuso150 g di zucchero semolato
2 uova grandi a temperatura ambiente
180 ml di yogurt al cocco
1 bustina di lievito per dolci bio  (16-17 g)
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 lime bio - scorza grattugiata e un paio di cucchiai di succo
un pizzichino di sale fino
zucchero a velo di canna qb

Come fare il plum cake cocco e lime:

Prima di tutto accendete  il forno a 180° C
Setacciate la farina, unite la farina di cocco,  il lievito, la scorza grattugiata di un lime e un pizzichino di sale fino.
In una ciotola montate le uova con lo zucchero e la vaniglia per 2 – 3 minuti fino ad ottenere un composto spumoso e gonfio. Unite il burro fuso, montante ancora con le fruste, aggiungete quindi lo yogurt di cocco a temperatura ambiente e due cucchiaiate di succo di lime,  sempre montando a velocità bassa.
Infine aggiungete le farine al composto montando a velocità molto bassa fino ad ottenere un composto morbido e cremoso.
Versate in uno stampo precedentemente imburrato e infarinato.
Cuocete in forno statico a 180° C nella parte centrale per 10' e poi abbassate a 170 e continuate per 30-35'. Il tempo può variare da forno a forno. Vale sempre la prova stecchino.
Sfornate e lasciate intiepidire in teglia 10 minuti, infine togliete dallo stampo e fate raffreddare.
Servite cosparso con zucchero a velo e farina di cocco e, volendo, ancora un po' di lime grattugiato o, come previsto dalla ricetta originaria, spennellate la superficie con miele e cospargetela con la farina di cocco. 

domenica 25 aprile 2021

DOLCETTI COCCO E LIME

 


Ho realizzato questi dolcetti appositamente per inaugurare quel bellissimo e romantico contenitore di cristallo e la tavoglietta di pizzo che vedete in foto! Sono i primi pezzi che immortalo di un ricco bottino di piatti, piattini, tazzine, bicchieri, tovagliette e pizzi  d'antan che la mia amica d'infanzia Ettorina mi ha regalato in occasione della mia ultima visita al paesello natio. Sono pezzi anni 50-60 e  qualcosa anche di più vecchio; appartenevano alla mamma, alla zia e alla nonna della mia amica. Ricchi di valore affettivo, non se la sentiva di liquidarli per pochi soldi ad avidi ambulanti di mercatini di modernariato e antiquariato, allora ha pensato bene di donarli ad amici e parenti che li avrebbero apprezzati e ne avrebbero fatto buon uso, e io ne ho approfittato volentieri, sempre alla ricerca di novità per le mie apparecchiature e ambientazioni fotografiche !!  

 Una selezione del ricco bottino!!


I dolcetti in questione erano un cavallo di battaglia di mia sorella minore Stefania quando si facevano delle festicciole in casa. Sono semplicissimi ma molto buoni . Ho pensato di colorarli con polveri alimentari naturali che ho scovato nel mio scrigno di spezie & affini. La cosa buffa è che la polvere rossa ha creato un impasto viola, la polvere viola  è risultata rosso geranio! Peccato che non li ho fotografati da crudi, avevano dei bei colori sgargianti, purtroppo poi mi sono scappati di cottura e i colori si sono ingialliti ma forse sono più consoni così all'ambientazione d'antan piuttosto che i colori originari!! 

Per fare questi dolcetti al cocco,  o "cocchini" come li chiamava mia sorella, ci vogliono pochissimi ingredienti base: farina di cocco, albume e zucchero. Io ho pensato di aromatizzarli con del lime che esalta il cocco. Le polveri colorate sono di derivazione vegetale ma neutre. 



Ingredienti per 20-22 pezzi (grossi quanto una noce)

130 g di farina di cocco
100 g di zucchero bianco semolato
85 g di albumi freschi
1 lime bio (scorza grattugiata e una cucchiaiata di succo)
un pizzichino di sale fino

polveri colorate a piacere (da dosare poco alla volta a seconda del potere colorante e dell'intensità desiderata) 

Accendere il forno a 150° C. Amalgamare tutti gli ingredienti, dividere il composto in tre parti. Lasciare una parte bianca, colorare le altre con le polveri.
Formare delle palline grandi come noci, disporle su una teglia foderata di carta da forno  e cuocere in forno per 20-25'  max. posizionando la teglia a metà. Se volete mantenere un bel colore acceso,  dopo 15 ' spostatele nella parte più bassa del forno. A me sono scappate un po' ma alla fine non mi dispiacciono neanche così!




martedì 20 aprile 2021

QUICHE ALTERNATIVA DI PATATE DOLCI E ASPARAGI SELVATICI AL CURRY

 

Non so se si possano chiamare proprio quiche. Non fosse per la farcia cremosa, la base non è né frolla, né brisée, né sfoglia. E' un ibrido. Una delle mie tante invenzioni estemporanee senza questo e senza quello. Ma la parvenza di una torta salata c'è, dai..

Mi ero messa in testa di fare una torta salata, appunto, con una base alternativa. Perché non usare le patate al posto della farina? E perché non le patate dolci? Però un po' di farina ci vuole e anche un po' di grasso. Cerco un po' in giro, prendo spunti e poi mi butto..Impastando a mano, ho corretto il tiro strada facendo, aggiungendo poco alla volta sia il grasso che la farina fino ad ottenere un impasto consistente ma che poi in cottura è risultato comunque piuttosto morbido. 

Volevo una quiche senza colesterolo, quindi sì all'uovo ma solo gli albumi, sia nella base che nella farcia. La farcia o "appareil" è una formula consolidata che uso per gli sformatini di verdure: verdure,  panna vegetale, albumi.  Gli asparagi si sposano molto bene con il gusto del curry, zafferano, curcuma. Già sperimentati qui. Allora, sempre più convinta, procedo. 

All'assaggio però la base è troppo dolce, si sposa bene con la farcia ma la asseconda troppo, c'è poco contrasto. La farcia è indovinata, la base non proprio, anche nella consistenza "ibrida" come dicevo sopra. Meglio una base neutra classica di frolla anche all'olio. E niente, sbagliando si impara ma volevo registrarla sul blog e condividerla, chissà mai che qualche lettore abbia delle soluzioni da suggerire..

Se qualcuno vuole provarle, ecco i dettagli dell'esperimento per le 

QUICHE ALTERNATIVA DI PATATE DOLCI E ASPARAGI SELVATICI AL CURRY 

(senza latticini  e senza colesterolo)


Ingredienti per 4 tortine diametro 

Base
400 g di patate dolci (peso a crudo al netto della buccia)
150 g di farina tipo 2
1 albume
40 g di margarina vegetale bio senza grassi idrogenati (anche questa ha contribuito ad addolcire l'insieme, era tanto che non la usavo e ho fatto bene, quella rimasta è andata tritta  nella spazzatura)
sale fino

Farcia
Un mazzetto di asparagi selvatici
Una cipolla rossa di Tropea
150 ml di panna di soia
2 albumi
1 cucchiaio di curry thai + 1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaio di fecola di patate
qualche fogliolina di menta e maggiorana
sale


Cuocete le patate al vapore o al microonde, passatele nello schiacciapatate e poi fatele asciugare bene ponendole sopra ad un colino. 
Quando saranno completamente raffreddate, unite un cucchiaino di sale, l'albume, la margarina e la farina poco alla volta fino a che ne assorbe per arrivare alla consistenza di un impasto simile alla frolla.
Fate una palla e lasciatela riposare in frigorifero, coperta da pellicola, per almeno un'ora.
Nel frattempo preparate la farcia. 
Mondate gli asparagi, sbianchiteli pochi secondi in acqua bollente salata. Sgocciolateli e asciugateli. Affettate a rondelle le cipolle, togliete l'anima, mettetele a bagno in acqua ghiacciata fino all'utilizzo.
Mescolate la fecola con le altre polveri. Versatela nel bicchiere del frullatore ad immersione, unite gli albumi, la panna e le erbe e frullate velocemente, per amalgamare bene il tutto. Salate. 

Accendete il forno a 180° C . Togliete l'impasto, arrotolatelo a panetto, tagliate quattro fette, infine schiacciatele con le mani o con un matterello per ottenere dei dischi con cui foderare quattro tegliette da crostata,  creando un bordo tutto intorno. Mettete dei dischetti di carta forno con dei pesi sopra, nel centro delle tortine e cuocete per 20'. Poi togliete le tortine dal forno, eliminate la carta e i pesi, versate la farcia, disponete sulla superficie gli asparagi e le cipolle ben sgocciolate e asciugate. Rimettete in forno, abbassate la temperatura a 170° C  e continuate la cottura per altri 20-30' avendo cura di coprire le tortine con dei foglietti di carta forno bucherellata per non far bruciare i bordi. 

venerdì 16 aprile 2021

RISOTTO MAGICO ALL'AGLIETTO SELVATICO CON ERBORINATO DI CAPRA E LIMONE CANDITO


Come 'o famo il risotto questo venerdì? 'O famo strano, che domande!!
La settimana scorsa, per il nostro clan del risotto del venerdì, avevo proposto il tema libero per far riposare un po' i neuroni e avendo notato poi che era piaciuto molto, l'avevo etichettato scherzosamente "famolo libero". Inutile dire che dal "famolo libero" al "famolo strano" è stato un attimo!


"strano agg. [lat. extraneus; cfr. estraneo]. – 1. a. Diverso dal solito o dal comune, dal normale, molto singolare, tale quindi da destare meraviglia, stupore, curiosità, perplessità, turbamento…etc..etc…"
Questa la prima definizione dell’aggettivo “strano” che trovate sulla Treccani.
Senza entrare nel merito di disquisizione filosofiche, psicologiche e antropologiche su cosa è strano e cosa è normale, sappiamo bene che, al di là degli archetipi collettivi, la percezione di stranezza è soggettiva ed è legata alla propria sensibilità ed al proprio bagaglio culturale, così come al momento storico che viviamo, all’accettazione o al rifiuto delle convenzioni sociali.
Per rimanere in materia gastronomica, gli esempi si sprecano in merito alle stranezze. I primi che mi vengono in mente: per noi occidentali è strano che i cinesi mangino i cani, che per noi sono animali domestici; per gli americani è strano che noi europei mangiamo i conigli che loro considerano animali domestici. In tempo di guerra, in Italia, si mangiavano i gatti, oggi si inorridisce all'idea
Pensiamo anche alle innovazioni tecnologiche in cucina, alla rivoluzione del molecolare…30 anni fa le cose più strane erano le sferificazioni, le arie, i gel, le spume... oggi facciamo tutto anche in casa.
E mi fermo qui, altrimenti mi infilo in un ginepraio. Insomma, fatta questa sommaria premessa, l'invito che ho esternato nel clan è stato  quello di produrre il proprio risotto "strano" o raccontare il più strano che si sia mai assaggiato, spiegando sempre perché lo si ritiene strano, straordinario, stupefacente, insolito! 

Foto dal web

Per quanto mi riguarda, non ero sicura di poterlo fare perché avevo programmato di andare su da mamma. Avrei proposto un risotto anni '80 che per me, allora, era strano e spettacolare. Oggi, forse un po' kitsch. Si trattava di un risotto allo champagne e gamberi che faceva un amico, con panna naturalmente, che si portava in tavola con una bottiglia di champagne semi-aperta piantata nel bel mezzo del risotto, il calore faceva scoppiare il tappo e la schiuma fuoriusciva e  ricadeva nel risotto. Si dava una rimestata e si mangiava con grande gusto e soddisfazione perché si pensava di aver fatto una cosa ganza! E ho pure trovato una bella foto on line, vedi sopra,  nel caso non fossi riuscita a riprodurlo...
Poi però mi si è accesa un'altra lampadina, anzi un faretto!! Avevo progettato un risotto psichedelico, un po’ shocking,  che sfrutta la reazione chimica dei pigmenti naturali del cavolo viola che cambiano colore a contatto con elementi acidi. Dopo numerose prove, alla fine è uscito un risotto romantico e delicato però è indubbiamente magico! 

Conoscevo varie applicazioni dell'acqua blu del cavolo viola ma ho preso spunto per il mio risotto dallo chef giapponese Kotaro Noda, del ristorante Bistrot 64 di Roma. Ricetta qui : Cucina e Vini - Risotto Blu.  L'ho personalizzato con l'aglietto selvatico e i suoi fiori e poi con il tocco magico finale che rende il risotto bicolore.  Purtroppo non riesco a caricare il video che prova che non è un trucco di photoshop!!


Volete scoprire come realizzare il risotto magico all'aglietto selvatico con erborinato di capra e limone candito per stupire i vostri invitati? Leggete qua sotto:


Riso per risotti a piacere
aglietto selvatico fresco con i suoi fiori (il mio è pendolino)  o aglio rosa/rosso
burro bianco qb + latte parzialmente scremato qb
alloro, salvia
sale qb
cavolo cappuccio viola
erborinato di capra o altro erborinato compatto non troppo stagionato e piccante
limone non trattato
acqua, zucchero in parti uguali
Vino bianco passito + aceto di sherry

Per l'acqua blu:
mettete a bollire a partire da acqua fredda alcune foglie di cavolo viola. Prelevate con un mestolo l'acqua blu man mano che si forma e mettetela separatamente in due o tre tazze in modo da avere tre gradazioni di colore differenti, dalla più chiara alla più scura per poi poterle dosare a piacere nel risotto, a seconda del grado di azzurro che si vuole ottenere. Attenzione che più si lascia a macerare più vira verso il viola. 

Per il limone candito:
Prelevate la scorza da limoni non trattati, eliminando gran parte dell'albedo. Sbollentatele 3 volte in acqua, cambiando l'acqua ogni volta. Infine fate candire a fuoco bassissimo in uno sciroppo di acqua e zucchero semolato in parti uguali, fino a che le scorze saranno traslucide e morbide. Toglietele dallo sciroppo al momento di servire, così rimarranno morbide.

Per la crema d'aglio : fate rosolare molto dolcemente qualche spicchio d'aglio in un po' di burro con una fogliolina di alloro e 2-3 di salvia, allungate con un poco di latte, fate andare fino a che otterrette una crema.Togliete l'alloro e la salvia, sfaldate l'aglio con una forchetta o frullate. Ponete in frigorifero a compattare e raffreddare bene.  

Avviate il risotto facendo tostare a secco il riso e aggiungendo man mano l'acqua azzurra, blu e acqua non colorata in modo da ottenere un bell'azzurro manto di Madonna
Mantecate alla fine con la crema d'aglio ben fredda, regolate di sale. Impiattate e cospargete la superficie con tocchetti di erborinato di capra, scorzette di limone candite, fiorellini d’aglio selvatico (che sono eduli naturalmente). Se volete caricarlo col gusto erborinato, potete aggiungere qualche tocchetto di formaggio erborinato anche in mantecatura, dosando il sale di conseguenza
A tavola fate la magia: dopo aver miscelato due cucchiaiate di vino passito con qualche goccia di aceto di sherry, metteteli in un piccolo bricco e versatene alcune gocce qua e là sopra al risotto e attendete che si formino delle chiazze di colore sempre più rosato tendente al violaceo a seconda del punto di azzurro che avete ottenuto e dell'acidità del liquido (si possono usare anche altre soluzioni acide come limone, aceto di mele, kefir...)


Godetevi gli sguardi di sorpresa dei vostri invitati e buon divertimento!!