venerdì 24 febbraio 2023

RISOTTO ACE & PEPE

 

Perché ACE & PEPE, vi starete chiedendo.. Il tema di questo venerdì per il nostro risotto del CLAN DEL RISOTTO DEL VENERDI' è il PEPE! 
Durante la bella serata dedicata ai risotti, tenutasi venerdì scorso a Land'ho Bistrot di Rosignano S., condividendo il desco con alcuni membri del clan, ho chiesto a loro di lanciare un tema e Alessandra, maga delle spezie, ha proposto senza esitazione la nobile spezia.

Se dici "pepe" si apre un mondo!! Personalmente, fino a pochissimo tempo fa, ne conoscevo quattro o cinque, poi ho iniziato ad acquistarne altri e ho aumentato le scorte. Grazie agli amici del risotto, continuo a scoprirne, vado a leggere sui portali di importatori di spezie le loro caratteristiche e ne trovo altri...
Sono innamorata di quelli agrumati. Intendo quelli che sviluppano naturalmente le fragranze riconducibili agli agrumi o altri elementi aciduli, non certo quelli che vengono aromatizzati con le scorze di agrumi...
Fra gli agrumati, in principio fu il Sichuan, uno dei primi pepi esotici a fare capolino nel mondo della cucina gourmet e ci si sentiva molto fighi ad usarlo!! Moda o no, a me piace sempre, non l'ho mai abbandonato. In seguito ho scoperto il Timut, che adoro. Falso pepe dal profilo aromatico fine, agrumato elegante, molto intenso, pompelmo e mandarino, poco piccante. Il sichuan è più potente ed ha anche un effetto anestetizzante sulla lingua.
Ero tentata di acquistare l'impronunciabile voatsiperifery o pepe selvaggio del Madagascar. così come il sansho o il penja che nasce sui terreni vulcanici del Camerun e altri che mi incuriosiscono molto ma trovo solo confezioni troppo grandi e usandone un'inezia, durano una vita e perdono la loro intensità aromatica. Ma ho una pusher che me li porta presto!! 

Mi piace moltissimo il kampot rosso di Cambogia, dove sono stata, tra l'altro. Piccante raffinato che si sposa bene nei mix. Sì perché il secondo step, dopo la scoperta dei pepi e i loro usi, è quello di provare a miscelarli fra loro in modo che si compenetrino. 

Ho scoperto anche che alcuni pepi sono più adatti in cottura, altri si esprimono al meglio  macinati al momento sopra le pietanze,  alcuni rigorosamente pestati nel mortaio e precedentemente riscaldati in padella antiaderente per far sprigionare appieno l'aroma.

Insomma l'idea di fondo è l'agrumato, quindi ho pensato ad agrumi misti, protagonisti dell'inverno, e pepi misti che avevo in casa. e dal succo d'arancia all'Ace è stato un attimo! Il classico succo super vitaminico Arancia, Carota e limone. Però nel mio caso la carota è cotta e frullata con il succo di arancia tarocco, limone e lime. 


I pepi per il brodo : cubebe, fruttato delicato con una sfumatura amara e pungente, simile al pepe nero classico  +  pimento o pepe della Giamaica, è un falso pepe" perché non appartiene alla specie botanica del peper nigrum ma delle mirtacee. Viene chiamato anche "all spice" perché offre un bagaglio aromatico di più spezie come cannella, chiodi di garofano e noce moscata, che spesso viene abbinato al pepe nero per accrescere il bouquet. Ottimo in cottura. 

I pepi macinati sopra al risotto: kampot rosso e Timut  che si completano a vicenda perché le note eleganti agrumate ma poco piccanti del timut vengono sostenute dal carattere deciso ma raffinato del kampot, con sfumature di eucalipto  

Ed ecco il risultato: un risotto profumatissimo dai toni caldi e avvolgenti grazie alla dolcezza della carota, sostenuta dall'arancia dolcissima, bilanciata dalla sfumatura  amaricante e balsamica del brodo, impreziosita dall'aromaticità unica del cumino  e contrastata dall'acidità del succo di limone e lime, che rincorrono nel finale le fragranze meravigliose che scaturiscono dalle loro scorze grattugiate insieme  all'aromaticità piccante agrumata dei due pepi kampot e timut che chiudono il cerchio. Anche l'olio dop Mazara ha il suo perché!  Una vera sinfonia di sapori. Garantito!


 RISOTTO ACE & PEPE

Per 2 persone

170 g di riso carnaroli Le Colombare tostato con 1/2 cucchiaino di semi di cumino, olio evo Dop Mazara (fruttato delicato, mandorla e agrumi) cotto con il brodo di verdure profumato ai due pepi cubebe e pimento, mantecato con crema ACE e olio Dop Marzara. sale fino e leggera grattugiata di parmigiano. Sopra al risotto: timut e kampot prima riscaldati in padella antiaderente e poi schiacciati nel mortaio, grattugiata di scorze di limone, lime e arancia

Per la crema ACE : 4-5 carote piccole bio cotte in micro senz'acqua, frullate con quel poco di liquido che rilasciano, succo di arancia tarocco, limone e lime qb

Brodo di scarti di verdure: bucce di carote, gambi verdi dei cipollotti freschi di Tropea, cime e foglie di un cuore di sedano, qualche granello di pepe cubebe e pimento della Giamaica, schiacciati,  fogliolina d'alloro, scorze di arance essiccate.  




mercoledì 22 febbraio 2023

IL RISOTTICON

 


Come lo vuoi chiamare un risotto-emoticon? RISOTTICON!!

Un'ideuzza che mi è balenata in mente per il Carnevale. E a Carnevale, giustamente, ogni risotto vale!

Fine delle banalità. 

Risotto semplicissimo, classico, allo zafferano. Occhi e bocca fatti  seguendo un disegno preparatorio su un foglio di carta forno, con una crema di aglio nero e burro di cacao, fatta solidificare in freezer in modo da poterli posizionare sul risotto agevolmente,  tanto non sarei mai riuscita a fare il disegno a mano libera! La lingua è una buccia di pomodoro.

Simpatico, vero? 

Ho fatto anche un altro risotticon ma  è meno riuscito del primo..


 

 

giovedì 16 febbraio 2023

I RISOTTI DEL VENERDI' AL LAND'HO BISTROT 17 FEBBRAIO 2023

 

Quando qualche settimana fa, Daniela Gamberucci, proprietaria ed esperta bartender del  Land'ho bistrot di Rosignano S., con la quale avevo già realizzato in passato altri eventi, mi ha proposto di organizzare una serata all'insegna dei risotti nel suo simpatico locale, non ho avuto esitazioni anche se non ancora in perfetta forma dopo l'intervento al ginocchio. 

Ci incontriamo, conosco il nuovo giovane chef moldavo, Tudor Josanu, e in men che non si dica, decidiamo la formula della serata e il menu. Trovo gli sponsor del riso, facciamo le prove dei risotti, programmiamo la promozione ed eccoci alla vigilia dell'evento!!


Per chi ancora non lo sapesse, IL CLAN DEL RISOTTO DEL VENERDI’ è un gruppo facebook di appassionati, che ogni settimana condividono virtualmente le proprie ricette di risotti, si confrontano su tecniche e tipologie di riso, si divertono a sviluppare temi sempre diversi, stimolandosi a vicenda a trovare nuove idee o a reinterpretare i grandi classici, a conferma della versatilità di questo grande piatto italiano.

L’evento di domani sera, come del resto  il clan del risotto,  è rivolto sia ai maghi della mantecatura o a chi, alle prime armi, è alla ricerca dell'onda perfetta!
Si parlerà della cultura del risotto, delle tipologie di riso più adatte, di quelle più note e meno note, di tecniche classiche e moderne.

Lo chef del Land’ho interpreterà due miei risotti pubblicati per il  clan e uno, inedito, che abbiamo elaborato insieme. Verranno utilizzate tre varietà di riso provenienti da tutta la penisola: dal Piemonte con il riso Sant'Andrea Dop Baraggia di Riso Goio 1929, Rovasenda (Vercelli) alla Calabria con l' Arborio della piana di Sibari di Riso Magisa, passando per la Toscana con il Carnaroli bio Olga della Tenuta San Carlo della Maremma grossetana.

I risotti saranno declinati con ingredienti di mare, di terra e vegani, per accontentare tutti i gusti
A base di riso e dei suoi derivati anche il benvenuto e il dolce dello chef, che non sveliamo, saranno tutti da scoprire!!
Ad ogni risotto sarà abbinato un vino, a cura del sommelier di Land’ho
Sarà una serata di risate e risotti, in un’atmosfera calda e accogliente e nello stile vivace che contraddistingue il noto locale, situato all’interno della marina Cala de’ Medici e condotto con brio dalla sua vulcanica "capitana" Daniela Gamberucci.

Ma conosciamo nel dettaglio i produttori che gentilmente hanno fornito i loro risi per l'evento.

RISO GOIO 1929

Foto dal sito Riso Goio 1929

La storia inizia nel 1929 con il capostipite della famiglia Goio, Ernesto ,che si trasferisce a  Rovasenda, nel territorio della Baraggia vercellese, area di produzione di risi eccellenti  ai piedi del Monte Rosa, grazie alle peculiarità del terreno argilloso, alla ricchezza d’acqua e al clima aerato e fresco.

Oggi l’azienda è condotta da Emanuele Goio, fra i fautori della  valorizzazione della “Dop riso di Baraggia Biellese e Vercellese”, riconoscimento Europeo ottenuto nel 2007, prima ed unica dop italiana. Emanuele continua la tradizione di famiglia con grande passione, quella passione che rende il riso Goio unico nel suo genere.


La coltivazione, incentrata sulla varietà SANT’ANDREA, avviene sotto il controllo dell’ Ente Nazionale Risi che insieme al CONSORZIO DI TUTELA DEL MARCHIO vigila sul rispetto delle prescrizioni previste dall’ apposito disciplinare di produzione a garanzia del prodotto.  Vengono da sempre adottate tecniche colturali rispettose della natura ma senza tralasciare  le più avanzate tecnologie agronomiche

Negli ultimi anni la coltivazione del riso Goio si è orientata alla rotazione colturale riso/soia e viene praticata in asciutta, con notevole risparmio d’acqua e  minor uso di prodotti chimici. Il riso viene raccolto a  a maturazione completa, sottoposto ad essiccazione lenta e conservazione  in silos refrigerati per un anno  prima della sbramatura e brillatura. Dopo la lavorazione, segue un ulteriore  riposo di alcuni mesi in ambiente privo di ossigeno prima del confezionamento in atmosfera controllata per poter offrire ai consumatori un prodotto finito stabile e perfetto. 

RISO SANT’ANDREA, protagonsita del primo risotto in menu.  Fiore all’occhiello della Baraggia, il riso S. Andrea di Baraggia prende il nome dalla storica Abbazia di Vercelli, dove è utilizzato per la preparazione del piatto tipico locale, la panissa. E’ un riso dal chicco più piccolo rispetto ai tradizionali risi da risotto, ma con un’ottima consistenza che conferisce al chicco una buona tenuta di cottura. E’ amato dagli chef perché cuoce in minor tempo rispetto agli altri risi da risotto, abbattendo i tempi di servizio  e perché rilascia molto amido in cottura, creando quella cremina indispensabile per una perfetta mantecatura  senza eccedere coi grassi.

 

TENUTA SAN CARLO 

Tenuta San Carlo  è un luogo unico, un’azienda agricola fuori dal comune. Situata nel cuore della Maremma, caratterizzata da paesaggi incontaminati eppure a due passi dalla città di Grosseto.
Queste terre sono gestite dalla  stessa famiglia da quattro generazioni.

Nel 1936 Achille Gaggia, originario del nord-est italiano,  decise di investire in un pezzo di terreno nella selvaggia maremma toscana.  Questo terreno - chiamato Tenuta San Carlo - passò da Achille a sua figlia Olga e al marito, Ennio Lotti.
Olga scelse di piantare con alberi di pino una parte del terreno e di ospitare in queste foreste dei cavalli. Ennio si dedicò alle colture agricole, tra cui il riso. Negli anni successivi, si aggiunge lallevamento bovino grazie a Marcello, figlio di Ennio e Olga. Oggi,  le pronipoti di Achille, Samantha e Ariane proseguono lattività, realizzando un agriturismo e ottenendo la certificazione biologica per tutte le attività agricole.

Foto dal sito Tenuta San Carlo

Per onorare la storia della tenuta, i risi coltivati prendono il nome di Olga (carnaroli), Achille (carnaroli integrale)  Ennio (ribe)  e Marcello (ribe integrale).


Foto dal sito Tenuta San Carlo

Dalla preparazione del suolo, alla selezione del seme fino alla tempistica della raccolta, Tenuta San Carlo segue  un’etica di sostenibilità e norme biologiche molto rigide, abolendo erbicidi, pesticidi o fungicidi e adottando tecniche naturali e rotazioni delle colture. Il riso infine viene lavorato a pietra per garantire alti standard qualitativi.

RISO OLGA  carnaroli biologico lavorato a pietra,  perfetto per la preparazione di risotti cremosi che mantengono bene la cottura, è la varietà scelta per uno dei tre risotti dell'evento.  

CARNAROLI

 Selezionata nel 1945 a Paullo, Milano, dal coltivatore Ettore de Vecchi, che lavorò diversi anni per ottenere il perfetto "Riso da risotto" con chicco resistente in cottura e facendo incroci nei suoi campi, è considerato il “Principe” dei Risi essendo il più utilizzato per i risotti: le sue grandi dimensioni e l’alta percentuale di amilosio assicurano un’ottima tenuta alla cottura. E’ sicuramente una varietà affidabile in termini anche di tranquillità dello Chef, perché lo si può anche dimenticare qualche minuto in più in cottura senza pregiudicare il risultato finale del risotto 

 

MAGISA 

La piana di Sibari è una vasta area fertile, in provincia di Cosenza, compresa tra le montagne della Sila e del Pollino e il mar Ionio. A carattere paludoso, è stata bonificata e resa coltivabile negli anni Trenta, favorendo una notevole emigrazione dalle montagne circostanti e dando vita a una discreta attività agricola (agrumi, oliveti, risaie), che è la principale risorsa economica della zona, oltre al turismo.

Grazie alle condizioni dei suoli, del clima mite tutto l’anno e dell’influenza marina, il riso di Sibari ha caratteristiche organolettiche uniche, risultando più sapido rispetto ad altri risi.

Per anni la produzione di riso nella Piana di Sibari veniva devoluta grezza a grandi aziende del nord Italia.

Foto dal blog Luciano Pignataro

In epoca recente, l’imprenditore agricolo Giancarlo Praino decide di provare a occuparsi localmente di tutta la filiera, coltivando a basso impatto ambientale e lavorando il riso con tecniche artigianali. Nasce così, nel 2004, la riseria Magisa, acronimo che unisce i nomi delle sue tre figlie Maria, Giusy e Sara,  che oggi si occupano dell’azienda. Qui è nato il progetto di recupero di numerose varietà dalle caratteristiche uniche, cultivar che grazie alle condizioni pedologiche e climatiche non necessitano neanche di trattamenti anticrittogamici.

Magisa produce, oltre al Carnaroli classico e quello integrale, anche Arborio, Originario,  Gange, Grandi Chicchi e  un riso nero denominato Jemma, di cui detiene brevetto, frutto di una sperimentazione  condotta con esperti di genetica agraria di Pavia. E una varietà di riso integrale nero ricco di  fibre, sali minerali e vitamine e il  suo colore scuro denota la presenza di antiossidanti, in particolare gli antociani.

 


L’ ARBORIO di Magisa sarà uno dei protagonisti della serata .

Larborio è una delle varietà storiche italiane. Venne selezionata nel 1946 proprio nel paese di Arborio, da cui il nome, in provincia di Vercelli, da  Domenico Marchetti  che incrociò la varietà Vialone con la varietà americana LadyWright 

In cucina l’Arborio si comporta da compagno fedele, ha una buona capacità di assorbire i condimenti  ma bisogna saperlo rispettare nei suoi tempi di cottura, tenendo conto che il valore di amilosio è più basso del Carnaroli, e questo si traduce una minore tenuta di cottura, seppur non di grande rilevanza, e gestione della mantecatura finale

 

 Info e prenotazioni Land'ho Bistrot 0586 769227


giovedì 9 febbraio 2023

IL MIO RISOTTO ALLE ROSE DI D'ANNUNZIO

 


Un risotto illustre per questo venerdì, secondo il tema da interpretare per il nostro clan, ovvero un risotto di un personaggio famoso della cultura o altro ma che non sia o sia stato un cuoco professionista. 

L'idea è scaturita leggendo  un libro molto interessante:  RISOTTO, storia di un piatto italiano di Alberto Salarelli, dove, oltre ad una esaustiva ricerca storica delle origini e dello sviluppo della ricetta del risotto,  vengono citati risotti illustri di musicisti, poeti, scrittori, attori, giornalisti, da  Rossini e  Verdi a Pascoli, D'Annunzio,  Gadda e ancora  Brera, Veronelli, Tognazzi e ho scoperto persino che un politico italiano, D'Alema, nel 1997, durante una trasmissione di A Porta a Porta, preparò un risotto in diretta.

Nel libro è menzionato anche un risotto futurista agli alchechengi dell'aeropoeta milanese Paolo Buzzi, realizzato nel 1930. Mi stuzzicava molto ma di alchechengi qui, neanche l'ombra, purtroppo. Allora ho ripiegato su un altro poeta, il Vate Gabriele D'Annunzio e il suo leggendario risotto alle rose, anche se l'idea mi sembrava un po' leziosa seppur indubbiamente curiosa. 
Due cose decisamente opposte alchechengi e rose!! 
Cercando on line, ho trovato varie ricette del risotto alle rose dannunziano e quasi tutte mi sembravano decisamente opulente, il rischio di ottenere un risultato stucchevole era alto, come con tutto ciò che è fortemente aromatico e va saputo dosare. 
Alla fine sono rimasta invece molto sorpresa del risultato ottenuto sia gustativo che estetico. Nella ricetta a cui mi sono ispirata, avevo letto che doveva risultare un bel rosa ambrato e così è stato e mi piace molto. Penso che lo rifarò, magari per San Valentino, una sopresa per mio marito che quest.avolta non l'ha assaggiato, l'ho fatto solo per me.



Gabriele D’Annunzio amò le rose quasi quanto amò le donne. E infatti nelle sue opere questi fiori sono continuamente citati, tra significati reconditi e allusioni misteriose. Al Vittoriale, dove si ritirò nei suoi ultimi anni, D’Annunzio volle rose dovunque, dal giardino fino, come motivo decorativo, alle stoffe d’arredamento. Rose come soprammobili e rose persino in cucina. Il risotto alle rose, si dice, rallegrò i conviti del poeta all’epoca del suo grande amore per Eleonora Duse. E’ quindi un piatto squisitamente “belle époque”, perché il risultato della ricetta ha un bel colore rosé ambrato chiaro, che ricorda quello delle sete orientali, così care alle moda degli inizi ‘900.
Pare che il Vate, non riuscendo a far breccia nel cuore gelido della Duse, la invitasse a cena facendole trovare una tavola suntuosa, con un centrotavola di rose profumatissime, fiumi di champagne rosé, e, ovviamente questo primo piatto veramente particolare e raffinato!


IL MIO RISOTTO ALLE ROSE DI D'ANNUNZIO



La ricetta a cui mi sono ispirata trovata on line qui

Ingredienti per 2 persone

g150 di riso Arborio
2 boccioli di rosa rossa (solo i petali)
g 40 di burro ed altrettanto formaggio emmenthal grattugiato
g 150 di panna fresca
1 cucchiaio da tè raso di miele di castagno
un pizzico di noce moscata
pepe bianco e sale q.b.
una lacrima (attenzione alla dose!) di essenza gastronomica di rose (reperibile in erboristeria)
vino rosé
un poco di brodo leggero per la cottura del riso


La mia versione:

160 g di riso vialone nano Delta del Po
1 l di acqua di rose (ottenuta facendo bollire in acqua 2 cucchiai colmi di petali di rose rosse essiccate)
3 boccioli di rose rosse fresche non trattate (le mie provengono dal giardino del vicino, quasi congelate ma qualche petalo si è salvato!!)
30 g di cipolla rossa di Tropea fresca (nell'originale non c'è, l'ho messa per sbaglio ma  ha funzionato) 
20 ml di aceto di sherry o 40 ml di vino rosato
40 g di burro per mantecare + 10 g per rosolare la cipolla
40 g di robiola vaccina
20 g di parmigiano reggiano grattugiato
noce moscata grattugiata
pepe rosso di Kampot in grani
sale fino qb

Non ho trovato l'estratto di rose. Ho pensato di fare un brodo di rose portando a bollore dell'acqua con i petali di rose rosse essiccate, acquistate in erboristeria. Ho notato che raffreddandosi, diventava un po' amaro. Quindi suggerisco di fare il brodo contemporaneamente al risotto, oppure se si prepara prima, va filtrato dopo 5-6 minuti di ebollizione. Il brodo è dolce e molto profumato. L'intensità si può dosare a piacere. Come prima volta, ho ottenuto un gusto delicato ma piacevolissimo.
Altra soluzione, scoperta dopo aver ormai fatto il brodo,  per ottenere sicuramente un risultato più incisivo : mettere i petali freschi o essiccati a bagno con una soluzione alcolica, anche del semplice vino. L'alcool estrae l'essenza dei fiori. 

Ho tostato il riso a secco, poi ho aggiunto la cipolla rosolata dolcemente  a parte  nel burro, sfumato con l'aceto di sherry, salato un poco e ho unito una bella grattugiata di noce moscata, poi ho iniziato la cottura con il brodo di rose filtrato attraverso un colino ad ogni mestolata. 
A 2 minuti dalla fine del tempo di cottura, ho tolto dal fuoco, fatto riposare, infine ho unito una manciata di petali freschi a cui ho tolto la parte bianca che è amara,  mantecato con burro, robiola e parmigiano. Fatto riposare ancora un minuto e poi nel piatto ho cosparso con altri petali freschi (sempre privati della parte bianca) e una macinata di pepe rosso di Kampot (un pepe profumato, intenso ma non piccantissimo che  insieme all'aroma della rosa e alla sfumatura della noce moscata, crea un insieme veramente elegante).


venerdì 3 febbraio 2023

IL RISOTTONE O UN RISOTTO COME UN MINESTRONE

 


Domenica scorsa, quando ho lanciato il tema del risotto per questo venerdì, faceva molto freddo anche qui al mare, eravamo nel bel mezzo dei giorni della merla, i giorni più freddi dell'anno. Ma sì, che faccia un po' di freddo, che faccia l'inverno! A me piace l'alternanza delle stagioni, non sono per il caldo tropicale, neanche d'estate. Anzi più invecchio e più mi dà fastidio. 
Comunque, a proposito di freddino. Cosa c'è di più confortevole e corroborante di una bella zuppa fumante quando fuori ci sono temperature rigide? 
Quindi, niente di più semplice, ho pensato di proporre agli amici del Clan del risotto del venerdì, di trasformare la propria zuppa del cuore in un risotto. 
Io ho diverse zuppe che mi confortano ma pensando alla madre di tutte le zuppe, non ho potuto fare a meno di cimentarmi con un risotto come un minestrone. Risultato? Un RISOTTONE!

Niente di rivoluzionario, sia chiaro. Ultimamente sono affascinata dai colori delle verdure e avendo già del materiale in casa, ho elaborato un mix di verdure che poi avrei messo sopra al risotto, con un occhio rivolto all'effetto cromatico, sempre in considerazione anche dei sapori naturalmente!!
Sarebbe stato un risotto più schietto se avessi mischiato tutto ma perderevo i colori. Quindi ho ceduto all'impiattamento un po' fighetto e destrutturato ma ho concentrato il brodo e il gusto era un minestrone a tutti gli effetti. Inoltre, l'ho accompagnato col suo brodo da sorseggiare ad ogni boccone, in modo che,  in bocca ritorna ad essere un minestrone brodoso.


IL RISOTTONE, OVVERO UN RISOTTO COME UN MINESTRONE

Ingredienti per 2 persone

170 g di riso arborio Magisa

2 cucchiai di trito di scalogno rosolato con olio evo e mezza foglia di alloro

Brodo di ritagli e scarti delle verdure : cipolle fresche di Tropea, foglie esterne e gambi, sedano, gambi e foglie, ritagli di carote e zucca, foglie e torsoli di broccoletti e  cavolfiori viola, costa centrale delle foglie di cavolo nero, pepe in grani, alloro, crosta di parmigiano. Fatto andare una buona mezz’ora. Infine, filtrato, spremendo  bene tutte le verdure attraverso un colino, in modo da ottenere un  brodo molto concentrato.  Tenere da parte un paio di tazze da bere col risotto. Niente sale, la crosta di parmigiano offre già una buona sapidità, in ogni caso si regolerà poi il risotto in cottura.

Per le verdure   : sedano, carota, zucca tagliate a mirepoix, ricavate cimette di broccoletti e cavolfiore viola molto piccole, foglie tenere del cuore del cavolo nero e qualche petalo di cipolla fresca – tutte cotte separatamente.  in microonde 1-2  minuti a seconda della tipologia il mirepoix e le cimette.  foglie di cavolo nero sbianchite in acqua salata, scolate e passate in acqua e ghiaccio per mantenere un colore brillante. i petali di cipolla rosolati brevemente in padella con un filo d'olio. 

100 g ca di fagioli cannellini lessati, insaporiti in padella con olio, aglio e salvia, frullati con un po’ del loro liquido di cottura  e una puntina di concentrato di pomodoro.

Olio evo, sale fino e parmigiano grattugiato qb

Tostato il riso a secco, poi aggiunto lo scalogno con il suo olio, tolta la foglia di alloro, fatto insaporire, salato un pochino, tirato a cottura col brodo. Spento ad un paio di minuti dalla fine, fatto riposare un attimo, mantecato con la crema di cannellini fredda e 2 cucchiai di olio evo ghiacciato e due cucchiaiate di parmigiano.  Era sufficientemente saporito ma nel caso, regolare di sale e pepe, se gradito. 

Sopra al risotto, nel piatto,  sparpagliato la dadolata di verdure, le cimette di broccoli e cavolfiore, le foglie del cavolo nero e  i petali di cipolla, accompagnando con il brodo in tazza  da bere insieme per avere, in bocca,  la sensazione del minestrone