giovedì 25 ottobre 2018

LA CUCINA DI ARDIT CURRI AL SAN MARTINO 26 DI SAN GIMIGNANO



Su suggerimento dell' amico Claudio Mollo, fotografo e giornalista enogastronomico di lunga e consolidata esperienza, dopo che monitoravo e sbavavo da tempo, on line,  sui piatti di Ardit Curri del Ristorante San Martino 26 di San Gimignano, immortalati magistralmente proprio dal comune amico,  e non trovavo mai l'occasione giusta per andarci, decido finalmente di organizzarmi e di concedermi una bella gitarella nella splendida città delle torri, con consorte al seguito, per gustarmi  l'attraente cucina del giovane e talentuoso chef di origine albanese.

Ed eccoci in una tiepida giornata autunnale a percorrere la tortuosa strada volterrana e scendere giù fino a San Gimignano fra i vigneti multicolor e le iconiche colline della Toscana più classica e nota. Un piacere per la vista e per lo spirito ma pregustiamo anche il piacere per il palato, che ci aspetta a pranzo.

Il ristorante San Martino 26 è ospitato in un palazzo storico in una viuzza del centro di San Gimignano, da cui prende il nome; l'interno presenta i tradizionali soffitti a volta e le pareti a mattoncini ed è arredato in modo elegante, l'accoglienza è calda e l'atmosfera rilassata, il sottofondo musicale di classe.

Al nostro arrivo, Ardit ci viene subito incontro e finalmente ci conosciamo di persona, dopo aver comunicato solo virtualmente. E' giovane ed entusiasta del suo lavoro, i suoi occhi brillano mentre ne parla, trasmette grande energia e vivacità intellettuale. Ci lascia dare un'occhiata all'invitante menu che conta svariate proposte che rendono difficoltosa la scelta ma so già che quello che uno chef ama sentirsi dire è "fai tu", gli diamo dunque carta bianca con delle indicazioni sulle nostre preferenze e lui ci accontenta offrendoci una memorabile carrellata di piatti  ben orchestrata e varia, annaffiata degnamente da altrettanti vini del territorio.
Gradevole, fresca e minerale la Vernaccia 2017 Fattoria di Fugnano, altrettanto piacevole ma più fruttato e pieno, dal bel colore buccia di cipolla,  il rosato bio dell'azienda San Donato che firma anche l'ottimo Chianti dei colli senesi 2015 Fiamma. Sul cinghiale viene "sacrificato" un Nobile di Montepulciano 2014 della Fattoria del Cerro e sul nobile pennuto un superbo Chianti classico riserva 2008 Castello di Lucignano. Si chiude in dolcezza con un bel vin santo Poderi del paradiso 2011.


Tra una portata e l'altra,  lo chef esce dalla  cucina, dove ha due aiuti, uno dei quali il fratello, si intrattiene volentieri con noi, ci chiede il nostro parere sui piatti assaggiati, ci racconta poco alla volta il suo percorso, svelando chiarezza di idee e piglio saldo, misti a piacevole freschezza e stimolante curiosità che ci colpiscono piacevolmente,  e disquisiamo insieme su croci e delizie della ristorazione odierna. Ovviamente non resisto alla tentazione di infilarmi in cucina per ritrarlo anche all'opera e mi stupisco che riesca a gestire  piatti così complessi in una cucina decisamente minuscola ma ben equipaggiata tecnologicamente. Tanto di cappello alla grande organizzazione del lavoro.


Classe 1987, nasce a Tirana, in Albania, da padre insegnante e madre farmacista. A 13 anni inizia a lavorare nella ristorazione e a 16 segue il fratello e si trasferisce in Italia dove si innamora definitivamente della cucina. Frequenta l'alberghiero a Cortona e nelle vacanze estive inizia il suo apprendistato nel ristorante Perucà di San Gimignano, con cui inizierà il suo percorso di crescita come chef, che lo porterà a prendere le redini  del San Martino 26, aperto nel 2014 con la stessa famiglia proprietaria del Perucà, a cui si lega anche affettivamente. Ma non si ferma mai, nei periodi di chiusura,  compie stage presso importanti cucine : al Konnubio di Firenze con la chef Beatrice Segoni,  all'Inkiostro di Parma con lo chef Terry Giacomello, fino ad un'esperienza nell'atelier della mitica Rive Gauche francese del celebre Joel Robouchon, tornando di nuovo a Tirana, dallo chef Bledar Kola del ristorante Mullixiu,  per riscoprire le sue origini culinarie. Nel prossimo futuro, ci anticipa, si arricchirà di conoscenza anche alla corte di René Retzepi del mitico  Noma di Copenhagen!

Ardit materializza tutte queste esperienze in una cucina tecnica e  ragionata, che attinge alle tradizioni territoriali toscane e anche del proprio paese, con l'aggiunta di quel tocco personale che la rende estremamente interessante e di carattere, gustosa e saporita ma garbata,  elegante ed impeccabile con brio!

 Gli "stuzzichini" o entrée che dir si voglia: cubo di zucca tostata, porcini e tartufo, fondo di carne,  un uovo ricreato con spuma di pecorino, tuorlo, crumble di parmigiano  e tartufo e un'inaspettata saporitissima pizzetta con acciughe, pomodori e crema di capperi (mi sa che c'è lo zampino del Mollo, gli avrà suggerito: infilaci un'acciuga da qualche parte!!). E l'inizio è già da ola! Ma la ola continua....

Chiamala zuppa!! una voluttuosa crema di castagne che cela una scaloppa di foie gras, pancetta,  castagne, sedano e briciole di pane in un gioco di armonie, contrasti di gusti e consistenze in equilibrio perfetto!


Quanto mi divertono le mille declinazioni dei fegatini toscani e questa è una da annoverare fra le migliori assaggiate: un friabile e delicato cannolo di pane racchiude una cremosa farcia di fegatini in cui avverto la delicata sfumatura di un vino dolce, accompagnata da una singolare e profumata salsa d'hybiscus, che con la sua piacevole acidità sgrassa perfettamente l'insieme, così come la mela verde e poi arriva ancora il dolce della gelatina di vin santo e infine il croccante e il gusto deciso delle grue di cacao. Uao Uao. Punto. 


Tortelli San Martino 26 - Pappa al pomodoro, lardo di cinta senese, crudo di gamberoni. Piatto emblema del locale e della sintesi culinaria dello chef! Seducente ed avvolgente connubio fra la più verace, saporita e classica Toscana di terra  che recupera il pane fino all'ultima briciola e la modaiola Versilia con le sue sontuose mazzancolle imperiali avvolte nel lardo. Per parafrasare una nota definizione di un nobile vino italiano: pugno di ferro in guanto di velluto!

Lo spaghetto stabilizzato, tra aglio, olio e peperoncino e burro e alici, con scampi crudi. Mi spiega lo chef che gli spaghetti sembrano integrali, invece prendono questa colorazione per la stabilizzazione in forno che li rende croccanti. In seguito, vengono cotti in acqua e infine mantecati in padella con aglio, olio e peperoncino, eccellente burro di Normandia che stempera la penetrante sapidità della colatura di alici di Cetara, a cui si aggiunge la dolce grassezza degli scampi. Al morso sembrano crudi ma in realtà sono al dente all'esterno come all'interno, grazie allo speciale trattamento. Un piatto che va spiegato, capito e poi digerito. Per intenditori. Da grande appassionata di colatura, mi sa che questa gliela rubo!! 

Delicati e commoventi questi fagottini di pasta fresca, ripieni del bollito di lingua e guancia che ad Ardit ricorda i piatti di casa, accompagnati dal brodo dello stesso bollito a cui si aggiunge, tadizionalmente,  anche la testina e qui si aggiunge il guizzo arditiano con una spruzzata di limone che se non ci fosse, ti mancherebbe; il tutto nappato da una spuma di pane che evoca il pane che si inzuppa nel brodo. Sarà anche la solita zuppa in Albania come in Toscana ma che finezza!


Un assaggio di maialino con la sua cotenna croccante perchè il consorte ne è goloso ma io non mi tiro indietro. Cotto a bassa temperatura come si conviene e accompagnato da divertenti salse e annessi e connessi: porro brasato e polvere di porro (che richiama il gusto della liquirizia), pomodorino confit, yogurt greco e balsamico ai fichi secchi, fondo di cottura, salsa di nocciole crude. Applausi!!


Un insolito cinghiale, presentato come un filet mignon, disossato, marinato, ricomposto e cotto in forno come un arrosto,  accompagnato da cipolle brasate, ciuffo di finocchietto selvatico  e un brodo delle stesse cipolle che inumidisce la carne magra ed asciutta del re della maremma, anche in questo caso, trattata magistralmente da Ardit.

Ed ecco infine il nobile pennuto che mi pregustavo dall'inizio. Adoro il piccione e mi diverto, quanto con i fegatini, a scoprire le innumerevoli variazioni sul tema che vanta molte scuole di pensiero e su cui si misurano con zelo  molti chef! Lo stesso Ardit mi confida che è una materia che lui tratta in vari modi, a seconda dell'estro del momento e secondo gli abbinamenti dettati dalla stagionalità. Qui troviamo un petto ingentilito da una marinatura nel latte e spezie, come mi spiega, cotto al sangue e avvolto in un fagottino di verza in accoppiata ad una scaloppa di foie gras. Completa il fagottino una cialda di pelle croccante del petto di piccione, una cremosa e sensuale salsa da dipendenza, composta dal fondo del piccione, nocciole,  foie gras e vin santo, uno spicchio di pannocchia abbrustolita e poi...sorpresa! arriva anche una coscetta ricostruita di piccione e fritta,  quasi un arancino, con la polpa della coscia disossata, ritagli vari e i suoi  fegatini! Intelligentemente non avevo ripulito i piatti precedenti e avevo lasciato un posticino per questa meraviglia che mi sono pappata e goduta interamente. Spettacolare, semplicemente spettacolare! Così come il Chianti classico riserva 2008 Castello di Lucignano che lo accompagnava alla perfezione

Dulcis in fundo, due assaggi di dolci, che confermano la maestria di Ardit anche nella pasticceria:

Strudel di mele. Oh yeah! Chiudete gli occhi, fate una boccata unica raccogliendo il sorbetto di mela, il cremoso alla cannella, la granella croccante di pasta matta e la salsa di uvette e che vi trovate in bocca se non uno strudel? Fantastico! Quando dalla teoria alla pratica non si perde nulla e le aspettative non vengono disattese come spesso succede nelle cosiddette "rivisitazioni". Questa funziona perfettamente!


Impeccabile il semifreddo composto da strati di classiche bontà al cioccolato bianco, gianduia e lampone, adagiati su un friabile biscotto di frolla, ravvivato dal tocco personale dello chef che rinfresca il tutto con perle di lime e foglie di melissa ed erba cedrina. 

E siamo arrivati davvero in fondo!! Pronti quindi per il caffè, non prima di cedere ad un bicchierino di strepitoso vin santo del 2011 Poderi del Paradiso, nomen omen, che sommato a tutti gli altri vini bevuti, mi fa uscire dal locale non propriamente lucida ma tanto felice!! Il consorte invece regge bene, per fortuna, tanto guida lui!

Ci congediamo dopo l'ultima piacevole chiacchierata con lo chef, ringraziandolo per la splendida esperienza e complimentandoci ancora per la sua bravura, e si son fatte le h 16!! Foto di rito insieme e via a smaltire un po' l'alcol e le cibarie,  a passeggio fra gli splendori di San Gimignano che incantano in ogni stagione. Bella la mia Toscana! 

ps: mi scuso per le foto indegne ma ho commesso l'errore di accontentare il consorte che non ama mettersi in vetrina e non ho potuto sfruttare la luce del tavolo accanto alla finestra che era l'unico punto con luce naturale corretta, non amando usare il flash 



giovedì 18 ottobre 2018

LA TORTA DI MELE DI CLAUDIA RODEN PER I LOVE APPLE CAKE DI MAG ABOUT FOOD


"Confortatemi con le mele" recita il titolo di un celebre romanzo di Ruth Reichl, una delle autrici apripista della letteratura gastronomica moderna. E cosa c'è di più confortante di una classica torta di mele? E' proprio alla torta di mele che il nostro Mag about Food di ottobre dedica la rubrica   "I love apple cake" con ricette d'autore per una classica irrinunciabile bontà!



A me è stata affidata l'interpretazione di una ricetta di torta di mele di influenza ashkenazita di Claudia Roden, autrice inglese di libri di cucina,  dal suo  "Il libro della cucina ebraica" 
Qui sotto la ricetta di questa torta di mele e per scoprire anche  tutte le interpretazioni della nostra rubrica, seguite questo link: I love apple cake  dal sito Mtchallenge. 

E confortatevi con le  mele! (meglio ancora se nelle torte) 



6 mele acide o dolci - io ho usato quelle golden rugginose che si vedono nella foto
Il succo di 1 limone e ½
4 uova, albumi e tuorli separati
150 g di zucchero
140 g di farina 0
2 cucchiai da minestra di burro dolce fuso o olio vegetale
½-1 cucchiaino da caffè di cannella in polvere

Pelate le mele, rimuovete i semi e tagliatele a lamelle. Mettetele in un recipiente contenente acqua acidulata con un terzo del succo di limone, poi sgocciolatele.
Sbattete i tuorli con lo zucchero (mettete da parte una cucchiaiata di zucchero da cospargere sulla superficie), aggiungete il restante succo di limone e, a poco a poco, incorporate tutta la farina mescolando vigorosamente.
Incorporate infine gli albumi montati a neve ben ferma.
Versate metà del composto in uno stampo a cerniera da 23-25 cm di diametro oliato e infarinato.
Disponetevi sopra, in un solo strato, le mele affettate e poi versate il resto del composto. Disponete in cerchio sulla superficie le restanti fette di mele. Irrorate con il burro fuso o l’olio, spolverate con zucchero e cannella.
Ponete a cuocere in forno pre-riscaldato a 180° C per 1 h. Potete passare la torta sotto il grill 1’ per caramellizzare la superficie. 

venerdì 12 ottobre 2018

IL MIO PIZZA CONVIVIUM, CECINA 5-7 OTTOBRE 2018


Pizza Convivium è stata una grande emozionante esperienza!
Non sono nuova a queste attività, basta far passare  l'elenco degli eventi a cui ho collaborato alla pagina EVENTI del  blog, ma per questo provo un affetto particolare, così come per la fonte da cui è scaturita. Forse è stata la scommessa più grossa degli ultimi tempi, un vero azzardo soprattutto per via della tempistica a disposizione e per gli ostacoli incontrati durante il percorso.
E' necessaria dunque una premessa. Della serie "tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere...". Scherzi a parte, non c'è nessun segreto, ecco i retroscena.

A luglio mi era stata abbozzata da Gabriele Dani, una proposta in merito ad un evento sulla pizza che il Comune di Cecina voleva realizzare affidandogli la direzione.
Gabriele è un valente pizzaiolo, recensito da Il Gambero Rosso e Top 50 Pizza,  che conosco solo da dicembre dello scorso anno, quando fui invitata all'inaugurazione del suo nuovo locale Disapore Pizzeria Gourmet, inserito  in un elegante circolo sportivo creato da un amico castiglioncellese. Da subito si è istaurata una stima e simpatia reciproca e come spesso accade, ci si presenta, ci si confronta e spontaneamente nascono idee e sinergie, vedi la Dolce Margherita, una pizza dolce realizzata con gli stessi ingredienti della margherita classica ma in versione dolce, che Gabriele ha voluto realizzare e mettere in carta interpretando una mia idea e realizzandola con i suoi impasti caratterizzati da leggerezza e digeribilità!

Foto credits Enrico Caracciolo

Gabriele Dani, classe 1985, originario proprio della terra della pizza, insieme alla moglie toscana Cristina Grandi, suo braccio destro e sostegno morale nella grande avventura della vita e della pizza, gestiscono anche La Pietra Pizza In Pala, a Marina di Cecina, dove avevano esordito. Sin dal loro debutto, in entrambi i locali, hanno riscosso un grande successo di pubblico grazie alle loro pizze che si contraddistinguono sia per le proposte classiche e quelle più creative con toppings sempre nuovi, che per la leggerezza, la digeribilità e la salubrità degli impasti, frutto di grande esperienza e competenza tecnica. Il pizzaiolo è infatti tecnico istruttore di Grandi Molini Italiani, uno dei gruppi molitori più importanti d’Italia, main sponsor della manifestazione.

Dopo quel primo accenno di luglio, in seguito non ho più avuto notizie e me ne vado serenamente in vacanza. Ma, verso la fine del mio viaggio  in  agosto, mi arriva un messaggio da Gabriele e si riprende il discorso. Mi mostra una bozza del logo e il nome: PIZZA CONVIVIUM,  mi piace da subito. Ma nessun accenno al periodo.
Non appena arrivo in Italia, il 29 agosto,  il mio telefono si risveglia e nel delirio di telefonate e messaggi, rieccotelo con grafica pronta e choc dovuto alla notizia delle date della manifestazione: 5-6-7 ottobre!!!
"stai scherzando? vero?" è stato il mio primo commento. "E'  una mission impossible organizzare una manifestazione di tre giorni in poco più di un mese!"
Mi rassicura informandomi che abbiamo già una sede adatta, nome e logo pronti, già contattati amici pizzaioli per eventuali cooking show quali Mario Cipriano, Giovanni Santarpia, Luca D'Auria e Tony Scalioti, e che vorrebbe organizzare una competizione per pizzaioli che mi fa accendere subito la lampadina della mistery box. Insomma, dobbiamo "solo" buttar giù il programma con i vari orari e dettagli e pensare a chi altro coinvolgere o se ci sono altre idee e poi pianificare il lavoro e la comunicazione. Hai detto nulla! Comunque, ci incontriamo il 4 settembre e l'avventura ha inizio, consapevoli del rischio e che, anche a livello mediatico, ci dobbiamo accontentare del web e dei quotidiani, non essendoci i tempi tecnici per eventuali uscite sui mensili. A tale proposito ci aiuta il giornalista Marco Gemelli a cui si affida l'ufficio stampa.


Non senza difficoltà e timori, riusciamo ad organizzare tutto. Gabriele mette in pista sponsor importanti: Grandi Molini Italiani, uno dei gruppi molitori più importanti d'Italia,  a cui si associa Prinz, grande azienda di distribuzione food & beverage, Moretti Forni , azienda pesarese leader nazionale nella produzione di forni da pizzeria, panetteria e pasticceria, Albo Pizzaioli, primo motore di ricerca mondiale di pizzaioli  Ma Scialai, selezionatori messinesi di prodotti gastronomici tipici artigianali siciliani, La Tupperware, la Latteria Sorrentina, storico caseificio di Sant'Anastasia, Napoli, e La Fattoria di Battipaglia, ideatori della Zizzona. Io gli suggerisco e presento Toscanamade con la loro oggettistica dal funzionale, soprattutto per la ristorazione, al semplice gadget,  e ovviamente non potevano mancare le aziende locali comuni amiche come Mediterranea Belfiore, produttori di conserve di pomodoro, creme di verdure e verdure sott'olio, New Chef Service, fornitori di attrezzature per ristoranti, alberghi, complessi commerciali, industriali e sanitari,  l'azienda Salvadori di Bibbona con l'olio Il Cavallino e Peperita per i peperoncini, e ancora la macelleria Dm di Cecina e Cecina Frutta.

Il fischio d'inizio ci trova trafelati e già stanchi ma pronti e carichi, nonostante il meteo non prometta niente di buono. Invece poi il venerdì non è proprio male, non piove ma tira un noioso vento e allestire le ultime cose con il vento che ti fa volare via tutto non è facile! Il sabato il meteo si rivela meno peggio di quanto annunciato e il grigiore esterno viene rischiarato e arricchito dall'allegria dei pizzaioli e dai colori e dai profumi delle pizze prodotte. L'atmosfera è piacevole e festaiola, il culmine si raggiunge la domenica, una vera apoteosi grazie al bel tempo e alle numerose persone che hanno riempito la tensostruttura a partire dalle h 12 fino a tarda serata.

Le immagini parlano da sole:

La sottoscritta con Gabriele durante la conduzione del secondo giorno del trofeo

 1° e 2°giorno del trofeo : si estraggono i numeri delle mistery box, si studiano gli ingredienti e al lavoro! Pronti? via! 15' a concorrente per stendere, farcire, cuocere la pizza e presentarla alla giuria: Matteo Rebek, responsabile commerciale di Grandi Molini Italiani, Stefano Urru, I Tre Archi, Cagliari, tecnico istruttore di Grandi Molini Italiani, Antonella Ciarlo di Mediterranea belfiore, Lorenzo Giglioli, chef free lance, presidente di giuria, (che ringrazio per il prezioso aiuto nella preparazione delle mistery box )  Beatrice Ghelardi, giornalista, Anna Somma, New Chef Service, Enzo Masci, Scuola Corona Granducato (venerdì) con un  paio di cambi il sabato:  Luca D'Auria, Panuozzo Mania, Pisa che ha sostituito Stefano Urru e Pietro Paolo Barsacchi, consulente per la ristorazione al posto di  Beatrice Ghelardi





Foto di gruppo con i  vincitori (foto credits Daniele Raddino) : 1° Federico Fratelli de La Rotta dello Zodiaco, Cecina, 2° Andrea Nolfo, Pizza in Piazza, Fauglia, 3° Jonathan Favilli, Disapore Pizzeria Gourmet, Cecina - premio speciale Ma Scialai Alessio Pagliuca, Il Forapaglia, Montescudaio - Giuseppe Riggio, Mina's Pub, Cecina premiati dal sindaco Samuele Lippi, dall'assessore al turismo Antonio Giuseppe Costantino e dal delegato allo sport Mauro Niccolini, qui ritratti insieme a Gabriele e alla presentatrice, cioè io!


Un momento molto emozionante all'inizio della premiazione quando mi viene offerto un meraviglioso mazzo di fiori dalle mani della piccola Beatrice, figlia di Gabriele e Cristina

Emozione anche per Gabriele che riceve l'ambito premio cittadino L'Omino di Ferro, simbolo di Cecina,  dal Sindaco Samuele Lippi per l'impegno profuso nella realizzazione di Pizza Convivium ma anche per la sua  tenacia, intraprendenza e professionalità (foto Daniele Raddino)

Gli interessanti e vivaci cooking show e cooking lab 

La pizza in casa con Gabriele Dani e Marco Greco e il panuozzo di Gragnano con Luca d'Auria

Gabriele Dani e Simone Acquarelli con la loro singolare pizza da chef : anatra, lampone, patate schiacciate e mozzarella - Giovanni Santarpia e la sua pizza fritta. Modera gli show, con brio, Marco Gemelli

Durante lo show viene presentato in anteprima assoluta, il prototipo della Madiatoia, una madia che si trasforma in spianatoia, nata dalla sinergia fra Gabriele e Gianmaria Belcore, archittetto/designer, titolare di Toscanamade

Il gremito laboratorio dei bambini con l'instancabile e vivacissimo Marco Greco, volato da Amsterdam per aiutare l'amico Gabriele

E ancora altri momenti bellissimi, come l'estemporanea di alcuni partecipanti, sindaco compreso, che si cimentano nella preparazione della pizza! E il divertimento dei selfie, le acrobazie e gli scherzi fra i pizzaioli..
1a-2a e 3a foto Enrico Caracciolo

Mario Cipriano, Il vecchio e il mare, Firenze,  allo stand della pizza napoletana con Albo Pizzaioli (foto Daniele Raddino)

i blogger di Ti consiglio un posticino, gli stand presi d'assalto, la produzione della pizza senza glutine a cura de L'Acquapazza di Cecina

la pinsa romana di Tony Scalioti e ancora pizze classiche e fritte

e tanto...tanto divertimento per tutti, attori e spettatori!!

Il calore dimostrato dal pubblico, la piacevole atmosfera che regnava fra tutti gli artefici di questa meravigliosa kermesse pizzaiola, ci hanno fatto dimenticare la fatica e le difficoltà e  il giorno successivo, un po' doloranti, stanchi e ancora frastornati, ci siamo guardati negli occhi con lo stesso guizzo un po' folle e, dopo un primo veloce bilancio, ci siamo messi  subito a pensare a cosa migliorare e a nuove idee da proporre per la prossima edizione,  perchè chi si ferma è perduto come ha dichiarato il capitano!!! Grazie a tutti e ad majora!!

NB: grazie a tutti gli amici che ci hanno sommerso di foto, grazie ai nostri fotografi ufficiali che si sono intervallati nelle tre giornate : Paolo Salvadori, Rahul  Gori e Daniele Raddino e un ringraziamento particolare anche a  Enrico Caracciolo, fotografo di viaggi e giornalista per le splendide foto concesse, vedi sopra: la pizza in primo piano e le evoluzioni acrobatiche dei pizzaioli

venerdì 21 settembre 2018

LA MIA BARCHETTA DEL PANE PER L'MTC S-COOL



La mia barchetta di pani, focaccia, grissini e crackers per la prima prova dell'Mtc s-Cool!
E che prova ragazzi!! Il compito d'esordio per la prima lezione della "scuola più figa del web", era quello di preparare un bel cestino di pani & C. assortiti ma non solo, bisognava pure che si armonizzassero con un menu completo; almeno quello a nostra discrezione!


Mtc S-cool è la nuova veste del nostro  Mtchallenge, che si trasforma in una vera scuola on line con pochi alunni che hanno superato severe selezioni e che usufruiscono di dispense, video e tutor di tutto rispetto, colonne portanti dell'Mtchallenge!  E si parte dalle basi della cucina, per questa prima lezione: il pane, con ricette super collaudate, fra cui quelle delle Sorelle Simili e Piergiorgio Giorilli.
E' stata dura! Io e i lievitati non andiamo tanto d'accordo ma perchè non ho pazienza e metodo;  vuoi anche il periodo poco propizio, troppe cose da gestire contemporaneamente, ho la testa che scoppia e la concentrazione per fare bene i primi compiti  va a farsi benedire. Inoltre, proprio per via dei tanti impegni, mi sono ritrovata agli ultimi giorni e mi manca il tempo per rifare e riparare agli errori, bisogna consegnare!!  Ecco che mi sto già giustificando, appena iniziata la scuola, trovo subito le scuse!
Comunque, mi sono divertita a mettermi alla prova e arrivare sempre alla considerazione che se mi impegno ce la posso fare! Ma sono un po' indisciplinata e sbadata, salto sempre qualche passaggio, errorini banali di distrazione, che poi ti viene un nervoso....infatti i biove non sono proprio impeccabili ma al morso mi sono sembrati corretti, poi si esprimerà la prof Mapi!!  I buns invece sono venuti alla seconda prova,  perchè i primi si erano allargati troppo durante la lievitazione, forse la pasta troppo morbida, il caldo, la lievitazione troppo lunga, inoltre non avevo formato in modo adeguato le palline, e come se non bastasse, ho finito di sciuparli perchè li avevo coperti con pellicola che si era appiccicata e nel toglierla hanno finito di allargarsi, anzi di spatasciarsi! Sono una pirla che non sa pirlare hahahahah ma poi ho visto i video e ci sono riuscita. Grissini e crackers una passeggiata. La focaccia, non semplicissima e lunga ma basta programmarsi e fare moooooolta attenzione a tutti i passaggi che è un attimo a rovinare il lavoro di ore!



E ora "la spiega": la mia barchetta/cestino del pane offre grissini al pepe di Sechuan,  crackers ai gamberi rosa, biove alla curcuma, buns all'alga spirulina, lemon grass e lime, focaccia spolverata di coriandolo e pepe nero Kampot di Cambogia.
Il comun denominatore della barchetta/cestino sono ingredienti di derivazione o di ispirazione orientale,  pensati per armonizzarsi con un menu di pesce, a sua volta,  di ispirazione orientale:

Aperitivo:
calamaretti spillo fritti, crackers di riso ai gamberi e spumante

Antipasto:
crudi di pesce azzurro e bianco con crudité di verdure e frutta tropicale in un insieme di gusti  salmastri, iodati,  vegetali, freschi, dolci e agrumati 
(per cui vedrei bene in particolare i  grissini, il sechuan, agrumato e fresco,  sta benissimo sui crudi di pesce, e la focaccia, idem per pepe e coriandolo,  ma che possono adattarsi a tutto il menu, così come i crackers di riso e gamberi)

Primo piatto: 
Ravioloni di gamberi trasparenti* al vapore (pasta al bianco d'uovo), con dadolata di verdure croccanti e dip di salsa di pesce thai (niente pane qui, non c'è molto da scarpettare, ahimé!)

Secondo piatto
(proporrei i profumatissimi buns alle alghe, in questo caso la divertente spirulina, lemon grass e lime e pane biove alla curcuma)

Dessert : cheesecake al cocco con gelatina di mango e frutto della passione (ai fini della prova non sarebbe necessario ma come si fa a finire il pasto con in bocca il gusto del tataki di palamita, come dice mio marito? :-)

*piatto simbolo dell'amica chef Deborah Corsi de La Perla del Mare di San Vincenzo con mie varianti, vedi salsa di pesce thai

Le singole ricette. Partiamo dai più facili..

GRISSINI AL PEPE DI SECHUAN 

250 g di farina di grano tenero tipo 0
115 ml di acqua
30 g di strutto
8 g di sale fino integrale di Mothia
8 g di lievito di birra fresco
1 generosa cucchiaiata di bacche di pepe di Sechuan tritate grossolanamente
farina di semola per la spianatoia

Setacciare la farina su un piano da lavoro, fare la fontana , aggiungere il pepe,  l’acqua in cui si è sciolto il lievito di birra, l’olio e su un lato, sopra la farina, il sale. Impastare fino ad ottenere una massa morbida, che si stacchi facilmente dalle mani. Trasferire in una ciotola, coprire e lasciar lievitare fino al raddoppio

Ribaltare l’impasto sul piano da lavoro, appiattirlo delicatamente senza sgonfiarlo e con una spatola ricavarne dei tronchetti. Arrotolare  e contemporaneamente allungare la pasta spolverando con della farina di semola, facendo attenzione a non lavorarla eccessivamente. Trasferire nella teglia rivestita di carta da forno. Infornare a 200° C e cuocere per 10-12 minuti, fino ad ottenere una doratura uniforme. Togliere dalla teglia e lasciar raffreddare completamente. Riporre in un contenitore di metallo a chiusura ermetica o in una busta di cellophane. 


CRACKERS DI RISO AI GAMBERI ROSA



120 g di farina di grano tenero tipo 0
90 g di farina di riso
40 g di "farina" di gamberi rosa*
30 g di strutto
15 ml di salsa di pesce thai
110 ml di acqua
6 grammi di lievito di birra fresco
sale marino integrale di Mothia qb
acqua e olio extravergine d'oliva in parti uguali per spennellare

* ottenuta essiccando e tritando al mixer i carapaci e le teste ben pulite di ca 500 g di gamberi rosa freschi

Setacciare le due farine insieme su un piano da lavoro, fare la fontana , aggiungere la farina di gamberi ,  l’acqua in cui si è sciolto il lievito di birra,  la salsa di pesce e lo strutto . Impastare fino ad ottenere una massa morbida, che si stacchi facilmente dalle mani. Trasferire in una ciotola, coprire e lasciar lievitare fino al raddoppio.


Ribaltare l’impasto sul piano da lavoro, appiattirlo e poi stenderlo col matterello o con la macchina per la pasta, fino ad ottenere una sfoglia  di 2-3 mm.  Formare i crackers con un coppapasta dentellato rotondo da 5 cm, bucherellare la superficie con i rebbi di una forchetta. Trasferire nella teglia rivestita di carta da forno. Spennellare i crackers con un’emulsione  di olio e  acqua in parti uguali, cospargere di sale, meglio se in fiocchi o macinato al momento.
Infornare a  180-200° C e cuocere per  10-12 minuti. Appena accennano a dorare ai bordi, sono pronti. Questi crackers devono rimanere un po' "pallidi" .  Togliere dalla teglia e lasciar raffreddare completamente. Riporre in un contenitore da biscotti a chiusura ermetica 



BUNS ALL'ALGA SPIRULINA, LEMON GRASS E LIME



per 6 buns piccoli

100 g di farina Manitoba
60 g di farina di grano tenero tipo 0
100 ml di latte tiepido
6 g di lievito di birra fresco
8 g di strutto o 12 di burro
4 g di alga spirulina in polvere
10 g di lemon grass in polvere
1 lime non trattato
1 uovo intero (metà per l'impasto e metà per spennellare*)
1 cucchiaino di sale fino integrale di Mothia

* col senno di poi, si poteva evitare oppure spennellarli solo col bianco per mantenere il più possibile il colore verde dei panini che già in cottura scurisce, il giallo dell'uovo lo ha reso marroncino!

Sciogliere il lievito nel latte tiepido. Setacciare la farina insieme all'alga spirulina e il lemon grass. Formare una fontana su una spianatoia, inserire nel centro il latte col lievito, lo strutto, l'uovo e infine il sale e la buccia grattugiata di un lime intero. Amalgamare tutti gli ingredienti, impastando a mano; formare una palla, metterla in una ciotola dai bordi alti e lasciarla  lievitare  una o due ore (io ho calcolato 1 h e 30 minuti per via del gran caldo, ho notato che lievitava velocemente).

 Le palline "pirlate" prima della spennellatura e lievitazione

Al termine mozzare dalla pasta sei tocchetti da cui ricavare altrettante palline delle dimensioni di una pallina da ping pong. Eseguire la pirlatura per ottenere delle sfere regolari e strozzate sul fondo in modo che mantengano la forma. Spennellare con il mezzo uovo sbattuto (meglio solo bianco per mantenere un bel verde) far lievitare un'ora all'interno del forno col portello socchiuso, senza coprire se la temperatura è abbastanza alta (25-26° C nella mia cucina, tutto chiuso per non far prendere correnti d'aria ai lievitati!!!)
Cuocere in forno a 180-200° C per circa 15 minuti





BIOVE ALLA CURCUMA




Dosi per 4 pani grandi secondo le dispense forniteci (o più pani piccoli a seconda di quanto siete bravi a fare le giuste suddivisioni, io ho fatto casino e ne ho ottenuti 12 di varie misure, alcuni troppo piccoli!! La foto inganna, lo scolapasta è  piccolo, misura 17 cm di diametro)

500 g di farina di grano tenero tipo 0
280 ml di acqua
20 g di strutto
20 g di lievito di birra fresco
10 g di malto d'orzo viscoso
10 g di curcuma in polvere
8 g di sale fino integrale di Mothia

Setacciare la farina insieme alla curcuma tre volte. Formare una fontana su una spianatoia. Creare una fossetta in un lato dove mettere il sale. Sbriciolare il lievito nel centro. Aggiungere l'acqua delicatamente in modo da non farla tracimare. Raccogliere un poco di farina dai bordi verso il centro, iniziare ad impastare nel centro unendo anche il sale, lo strutto e il malto fino ad ottenere una pastella. Coprire con tutta la farina e iniziare ad incorporarla aiutandosi con una raschia.
Infine impastare con le mani, valutando se è necessario aggiungere altra acqua. L'impasto deve essere morbido ma non appiccicoso. Lavorare per 8-10 minuti, formare una palla, coprire a campana e far riposare per venti minuti.
Dividere e stendere  l'impasto in tre rettangoli di ca 35 cm di lunghezza, arrotolateli su se stessi come una garza. Poi stendeteli col matterello fino ad ottenere dei filoni lunghi almeno 1,5-2 m, sottili 3-4 mm e larghi 6-7 e arrotolateli come una garza. (io qui ho fatto casino, non ho diviso l'impasto in parti uguali, inoltre quando ho steso col matterello mi venivano larghi 10-15 cm. Allora di testa mia, ho pensato di tagliarli a metà. Morale ho ottenuto 6 salsicciotti di varie misure, irregolari e sgraziati!! Inoltre ci ho messo un sacco di tempo, era caldissimo, lievitavano a vista d'occhio. Quando ho sistemato gli ultimi, i primi erano già belli gonfi....ma sono andata avanti e alla fine mi sono sorpresa che il risultato non era proprio da buttare, conscia comunque degli errori)



Mettere i salsicciotti a lievitare per 30-40 minuti su un canovaccio pulito e infarinato, posizionato a ventaglio, appoggiandosi a dei supporti, in modo che i salsicciotti, compressi un poco ai lati, possano lievitare anche in altezza.
Infine tagliare i salsicciotti a metà nel senso della lunghezza e incidere nel centro delle metà ottenute, una riga profonda 1 cm con una lama molto tagliente.
Pronti per il forno, preriscaldato a 200° C, i miei si sono cotti  in tempi diversi, dai 20 ai 25 minuti.





FOCACCIA CON SEMI DI CORIANDOLO E PEPE KAMPOT


300 g di farina di grano tenero tipo 0
170 ml di acqua
24 g di olio extravergine d'oliva
4 g di malto d'orzo viscoso
3 g di lievito di birra fresco
4 g di sale fino integrale di Mothia
un cucchiaino di semi di coriandolo tritati grossolanamente
pepe nero kampot cambogiano in grani da macinare fresco, a piacere
olio extravergine d'oliva e acqua in parti uguali per spennellare + un pizzico di sale fino integrale di Mothia
una teglia 30x40 cm


Setacciare la farina. Sciogliere il lievito nell'acqua con il malto, unire l'olio e amalgamare con la frusta. Versare una metà abbondante della farina e il sale, iniziare ad incorporarla nei liquidi, aiutandosi con una spatola. Unire tutta la farina facendo dei tagli con la spatola. Versare l'impasto su una spianatoia, dare una forma rettangolare senza manipolare troppo, massaggiarlo con il polso della mano facendo impressione in tre punti. Ripiegarlo su se stesso aiutandosi con la spatola; ripetere l'operazione per tre volte. Quando premendo con la mano, l'impasto, avendo assunto elasticità, rigonfia subito, è pronto. Dare all'impasto una forma ovale, arrotolarlo dall'alto al basso e infine ripiegarlo su se stesso e ripiegare i bordi a formare una palla. Mettere a riposare in una ciotola infarinata per un'ora, coperta con pellicola e canovaccio, al riparo da correnti d'aria (per esempio nel forno col portello socchiuso)


Dopo un'ora, riprendere l'impasto, versarlo sulla spianatoia, picchiettarlo con delicatezza con i polpastrelli delle dita, ripiegarlo partendo dall'alto, rimetterlo nella ciotola con la chiusura sul fondo. Coprire come sopra e lasciar riposare un'altra ora. Ripetere questa operazione di "ossigenazione" ancora due volte.
Dopo la terza ossigenazione, l'impasto è pronto da stendere nella teglia.
Ungere abbondantemente con olio la teglia, stendere la pasta picchiettando con i polpastrelli, partendo dal centro verso i bordi, senza tirarla. Ribaltarla dall'altro lato, ripetere l'operazione. Far riposare coperta da un canovaccio per mezz'ora. Infine spennellare con l'emulsione di olio e acqua, salare e cospargere con il coriandolo e il pepe. Far lievitare coperta da un canovaccio per un'ora.
Cuocere in forno pre-riscaldato a 250° C per 13 minuti.

martedì 18 settembre 2018

AFRICAN CHICKEN, PEANUT CURRY AND SWEET POTATO PER M'EAT


La cucina delle spezie è affascinante, misteriosa, seducente, soprattutto per noi occidentali, meno avvezzi al loro uso, nel quotidiano almeno.
Conoscerle ed utilizzarle nel modo più congeniale ai vari piatti, è una vera arte, frutto di sapienza antica. E' bene affidarsi ai consigli degli esperti e seguire le loro indicazioni perchè il dosaggio è fondamentale per esaltare il gusto degli ingredienti a cui si combinano, altrimenti si rischia di coprirli e confonderli.

La rubrica M'EAT del nostro magazine on line Mag About Food di settembre  ci regala alcuni esempi gustosi e ben calibrati, fra cui quello che io ho scelto di realizzare : African Chicken, peanut curry and sweet potato. 
Un piatto divertente e sostanzioso a base di pollo, cotto in  un curry molto particolare, composto da  burro di arachidi, spezie, zenzero, peperoncino e latte di cocco, dal risultato saporito, speziato e piccante, ammansito dalle patate dolci.
Il link alla ricetta dell'African Chicken e altri esempi di ricette di pollo speziato, qui: 



venerdì 13 luglio 2018

M-EAT! COSTINE DI MAIALE ALLE ERBE E LIMONE CON SALSA VERDE



Per la nuova rubrica carnivora  M'EAT, del numero di luglio di Mag about Food, il magazine on line di Mtchallenge, mi sono cimentata in una goduriosa ricetta di costine profumate e saporitissime di Donna Hay. 

Penso di aver cucinato poche volte le costine e mi pento perché sono molto divertenti e anche facili ma soprattutto versatili perchè si adattano a molti stili, agro-dolce, piccante, caramellato, speziato e agrumato e alle erbe come quelle della foto. 
Cliccate qui se volete scoprire la ricetta delle costine di maiale alle erbe e limone con salsa verde e cetriolini in agro dolce,  accompagnate da una cole slaw originale, ovvero insalata di cavolo cappuccio, finocchio e avocado con salsa allo jalapeño. Allo stesso link altre invitanti versioni di costine. 
E allora.. M' EAT!! yeah!!

Costine di maiale alle erbe e limone con salsa verde

Ingredienti per 4 persone
Per le costine:
1 cipolla dorata tagliata in quattro
1 spicchio d’aglio tagliato a metà
6 gambi di prezzemolo riccio
1 limone tagliato in quattro
1 piccolo mazzetto di timo limone
2 cucchiai da tavola di pepe verde
500 ml di vino bianco secco
2 cucchiai da cucina di sale
2 l di acqua
2 kg di costine di maiale
Vin cotto o glassa al balsamico qb
Olio extravergine d’oliva per condire
Cetriolini sott’aceto all’aneto

Per la salsa verde:
1 tazza di foglie di prezzemolo riccio
2 cucchiai da tavola di capperi ben dissalati e tritati
1 cucchiaio da tavola di scorza di limone finemente tritata
1 cucchiaio da tavola di succo di limone
1 cucchiaio da tavola di pepe verde tritato finemente

Mettete la cipolla, l’aglio, il prezzemolo, il limone e il timo limone con i grani di pepe verde, il vino, il sale e l’ acqua in una larga pentola e portate ad ebollizione a fiamma vivace. Aggiungete le costine, riducete la fiamma a media intensità, coprite con un coperchio e lasciate sobbollire per 30-40 minuti o finché le costine risulteranno tenere. Rimuovete le costine, mettetele in un vassoio con bordi alti, versatevi sopra metà del liquido di cottura, coprite con pellicola alimentare e lasciate raffreddare per 30 minuti o per un’intera notte. Eliminate il restante liquido.
Per la salsa verde: mettete in una ciotola  il prezzemolo, i capperi, la scorza del limone e il succo, i grani di pepe verde e l’ olio e mescolate per amalgamare bene. Mettete da parte.
Pre-riscaldate il forno a 220° C. Disponete le costine in  una capiente teglia foderata con carta da forno, posizionatela sulla griglia del forno, spennellate le costine  con l’olio e fate arrostire per 20 minuti o finché saranno ben dorate. Nappatele infine con la salsa verde e il vin cotto (o glassa al balsamico) e servite con cetriolini sott’aceto all’aneto.

Insalata di cavolo cappuccio, finocchio e avocado con salsa allo jalapeño

Ingredienti per 4 persone
500 g di cavolo cappuccio bianco affettato a striscioline
2  piccoli finocchi affettati sottilmente
1 avocado, pelato e affettato finemente
Qualche rametto di basilico greco (opzionale)

Per la salsa allo jalapeño
120 g di panna acida
1 tazza di foglie di coriandolo fresco
2 cucchiai da tavola di olio extravergine d’oliva
2 cucchiai da tavola di succo di lime
1 cucchiaio da tavola di peperoncini jalapeño sott’aceto (in alternativa, peperoncini freschi + 1 cucchiaino d’aceto di vino bianco)

Mettete i peperoncini, il coriandolo, l’olio, il succo di lime e la panna acida nel bicchiere di un frullatore a immersione e frullate fino ad ottenere un’emulsione liscia.
Mettete il cavolo, l’avocado e il finocchio in una insalatiera, mescolate, condite con la salsa e guarnite con il basilico greco.